Imito ergo amo
È tutta questione di… imitazione.
Quando davvero circola un legame sincero fra le persone, così come fra le persone e gli animali, si assiste al cambiamento più profondo che possa accadere nella propria vita. E questo libro lo conferma ampiamente.
Che i nostri neuroni specchio avessero un’importanza fondamentale nello sviluppo della mente lo sapevamo da molto tempo grazie alle scoperte ed agli studi passati e recenti di Giacomo Rizzolatti, ma quello che ancora non sapevamo è che essi potessero giocare un ruolo decisamente utile nel migliorare la qualità della vita di un cervello leso.
I neuroni specchio, situati nell’area F5 del nostro cervello, tra il lobo frontale e pre-frontale, hanno la funzione di favorire l’apprendimento per imitazione: questi neuroni imitano incondizionatamente le azioni delle persone con le quali si relazionano. Per esempio, se noi vediamo qualcuno mangiare in serenità i nostri neuroni specchio ci diranno di mangiare, quando ci troveremo a farlo, anche noi, con serenità.
E’ esattamente quello che ha fatto Mario, colpito nella pancia della mamma da un ictus che gli aveva paralizzato metà del corpo. E come lo ha fatto? Semplicemente guardando quello che lo circondava: i suoi genitori. Quell’ictus si è abbattuto su Francesca e Roberto come un colpo tremendo: i due genitori hanno iniziato a lottare con tutte le loro forze. Ma non bastava. “Mario non guardava gli esercizi, guardava noi genitori, così concentrati a insegnargli l’autonomia che ci eravamo dimenticati di trasmettergli la gioia di vivere”.
Molto spesso di fronte a dolori che riteniamo insuperabili, come quello di Francesca e Roberto, si cerca di fare l’impossibile. Crediamo che sia necessaria una risposta che superi il semplice agire umano, una risposta impossibile, proprio come il dolore provato in fondo al cuore. Poi scopriamo che il comportamento più naturale, più semplice e chiaro è invece quello più efficace. Dice Francesca: “Allora abbiamo cambiato prospettiva: se volevamo il meglio da nostro figlio, dovevamo dare il meglio di noi. Abbiamo ripreso a fare con lui le cose belle che ci piacevano prima: viaggiare, ascoltare musica, leggere, frequentare gli amici. E lui, passo a passo, letteralmente, si è messo in piedi ed è diventato il bambino sorridente che è oggi”.
Al di là delle importantissime considerazioni scientifiche sul ruolo dei neuroni specchio, quello che mi preme sottolineare – come ho già cominciato a fare con altri mezzi – è il ruolo che la circolazione di affetto assume all’interno di qualsiasi forma di relazione tra persone.
In questa bellissima storia di amore genitoriale e filiale, scopriamo che non solo imitiamo le azioni ma siamo in grado di imitare le intenzioni positive o negative che sottostanno ad ogni azione: quando agiamo con amore comunichiamo il nostro concetto di amore, quello che intendiamo con questo termine e come sia possibile imparare ad amare gli altri.
Come nella storia sopra citata, sono spesso azioni apparentemente molto semplici – come il viaggiare, frequentare gli amici, leggere ed ascoltare musica- che permettono al nostro cervello di dare vita ad una mente felice, sorridente, come è accaduto a Mario, dopo un lungo e meraviglioso esercizio che possiamo chiamare nel modo più universale possibile: amore.
Per questo motivo la famiglia è, e resta, un luogo cognitivo ed esistenziale importantissimo, direi, imprescindibile. E’ solo attraverso l’imitazione dei gesti appresi in famiglia che si può imparare ad amare e a capitalizzare il gesto altruistico che si è ricevuto dando vita quindi ad un circolo virtuoso e una mente felice e sana.
Articolo scritto da Alessandro Bertirotti e Laura Lesèvre