colombiaÈ tutta questione di… umiltà.

Cari lettori, come avrete visto è da qualche settimana che non scrivo in questo blog. Il motivo è un viaggio di lavoro che mi ha portato in Sud America, per la precisione a Bogotá. Ho scritto da questa città, che mi ha affascinato con le sue contraddizioni e i suoi talenti. L’immersione in una realtà molto diversa da quella europea mi ha fatto molto riflettere sulla condizione della nostra vecchia Europa e il contatto con i colleghi (molto più giovani delle cariatidi  delle università italiane…), gli studenti, gli indigeni (di tutte le etnie presenti in Colombia, dove si parlano oltre 65 idiomi primigeni, non distrutti dalla colonizzazione europea) che frequentano l’Universidad Externado, mi ha fatto imparare molte cose che vorrei condividere qui con voi.

Ho imparato a ringraziare lo Spirito del Mondo di tutto quello che abbiamo, senza ascoltare le lamentazioni di una Europa finanziaria, ricca, statica, vecchia, triste e senza speranza. Dal Prof. Jeremía Torres, di etnia Arhuacos, rappresentante della confederazione Indígena Tayrona, docente universitario (senza i dottorati occidentali e gli asservimenti alla legge di riforma Gelmini, ovviamente…) ho imparato che gli indigeni si sentono i protettori del mondo. E lo proteggono davvero il mondo, loro, visto che non lo facciamo noi, uomini civilizzati legati allo spread.

Ho imparato che tutte le cose hanno un padre e una madre, anche le pietre, gli alberi, i ruscelli, la luna e il sole mentre noi evoluti crediamo che con la morte si perda anche il ricordo di questa genitorialità universale.

Ho imparato che ogni mattina ed ogni sera dovremmo ringraziare i fenomeni naturali, compresi i terremoti che fanno capire agli indigeni che la morte è un evento ineluttabile in questa terra. Noi definiamo questi fenomeni disastri, mentre la Natura non “disastra” nulla, ma siamo noi a violentarla, a non amare la sua forza, la sua potenza e la accusiamo addirittura di essere maligna e matrigna.

Ecco cosa ho imparato e penso che questa esperienza modificherà ulteriormente il mio modo di stare al mondo. Di certo, porto qualcosa con me: il desiderio di ritornare e fermarmi più a lungo perché ho bisogno di crescere mentre questa Europa -per non parlare dell’Italia!- è ferma spiritualmente, oserei dire morta.

La colpa, certo, è anche un po’ nostra perché crediamo a Renzi e agli altri zombi politici quando dicono che l’economia è ripartita.

D’accordo,  ma ripartita per dove? E dove stiamo andando?

Io non so dove andrà a finire questo nostro vecchio Continente ma sono quasi certo che, qualsiasi cosa accadrà, sarà definitiva, senza  possibilità di cambiamento. E non è detto che il peggio sia un aborto di massa ricordandoci che nella storia della specie non sarebbe certo il primo. Sono morte molte civiltà in tutte le parti del mondo e la vita non si è fermata ma si è rinnovata con altre popolazioni, altre menti ed altri stili cognitivi.

 

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