Una famiglia perbene…
Sì, è decisamente un bel libro, perché ci racconta il passato come fosse presente, forse perché si tratta di un passato che si ripete continuamente. Sotto i nostri occhi, anche se non vogliamo vedere.
Un storia molto dura, che appartiene a tutto l’Occidente, dove la tortura, la crudeltà, la miseria intellettuale non sono semplici comportamenti, ma modi di pensare, concezioni del mondo. Anzi, direi che sono una vera e propria visione del mondo. Una visione che non termina con la fine della schiavitù nera, ma continua con la miseria di questa nostra democrazia. Una società nella quale siamo guidati da un solo scopo: mantenerci nella nostra miseria, appunto.
Danilo Campanella è un giovane filosofo, autore di questo libro. Un testo che si legge velocemente, perché coinvolge nel suo noir quotidiano, e ci mette di fronte, in un crescendo narrativo davvero magistrale, la forza del male che riesce a giustificare il suo essere necessario, inevitabile. Perché questo Uomo, antico e presente, ha eliminato Dio dalla storia. Perché Dio, come dice la protagonista del libro, Madame LaLaurie, “ci deve essere, per chi crede, e per chi non crede”. Altrimenti, ci scopriamo più ipocriti del male stesso, quando crediamo di sconfiggere in noi il peggio. Ma questo peggio si palesa, emerge in noi ogni volta che vogliamo far credere che “vi è di peggio” e nel dirlo superiamo il livello precedente.
Consiglio a tutti di leggere questa storia, perché dietro al racconto vi è l’occasione per riflettere sul nostro mondo, su quello che siamo, nel costante tentativo di nascondere quel mostro che alla prima occasione scopriamo vivere in noi, sotto forma di democrazia.