maleducazioneÈ tutta questione di… civiltà.

Che si viva in un mondo completamente incivile non è una novità. La nonna del mio amico Mauro Magro diceva in bergamasco: “Chi ga il suspech, ga il difech“. E questa notizia non fa che confermare tanto le mie considerazioni sul mondo, quanto la validità del detti popolari, che, sappiamo tutti, fanno parte della saggezza antropologica di qualsiasi cultura.

Come sapete, ho la fortunata opportunità di frequentare i giovani di questa generazione, incontrandoli in Università e, a dire il vero, posso dichiarare che vi sono tra loro persone in grado di insegnare parecchie cose al mondo degli adulti. In questo caso, la replica che la signorina Menchi scrive in rete a coloro che le ha hanno attribuito proprietà fisico-mentali di questo tipo, è oltremodo garbata e certo originale rispetto al clima che viviamo in Occidente, quando giudichiamo il successo delle persone, in qualsiasi settore professionale, anche nel mondo adulto.

Si dirà, come quasi sempre accade in questi casi, che è tutta colpa della rete, ma io non lo penso affatto. Lo stile con il quale una persona scrive, oppure esprime un giudizio anche verbalmente, non dipende dal mezzo che usa, ma dalla visione del mondo che si possiede e dalla qualità delle relazioni interpersonali che si stabiliscono con gli altri individui. È vero che Oscar Wilde diceva che ogni uomo mente, ma con una maschera avrebbe detto la verità, ma è altrettanto vero che i sentimenti della pudicizia, del rispetto, della prudenza, della cautela e dell’educazione si possono esprimere quando si è abituati a frequentarli. In sostanza, la famiglia italiana cosa fa? Dove sta? Esiste ancora qualche genitore in grado di fare il proprio dovere, ammesso che ami davvero il proprio figlio? I padri, che una volta erano in grado di pronunciare locuzioni del tipo: “Se non fai così, quella è la porta….”, esistono ancora?

Comincio a sviluppare l’idea che oltre ad essere senza governo, questa nazione sia anche senza padri.

 

 

 

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