Donne bugiarde
È tutta questione di… diversità.
Questa notizia, anche se dobbiamo prenderla con le molle e risale al 2012, apre di certo una nuova possibilità circa l’interpretazione dei diversi comportamenti maschili e femminili.
Che i maschi siano più deficienti, nel senso etimologico del termine, rispetto alle femmine della nostra specie non è affatto un novità. E a voler essere persino popolare, si può anche dire che questa considerazione è esperienza comune. Che, invece, le femmine siano nelle condizioni di mimetizzarsi, “fare finta che” e dunque mentire meglio dei maschi è altrettanto vero. Ora abbiamo una ricerca che ci dice come il testosterone sia in relazione alla capacità di mentire o meno nel senso che coloro che hanno un livello maggiore di questo ormone tendono ad essere più sinceri. Ecco spiegato l’arcano.
E le donne, che pur dispongono di una certa quantità di testosterone che utilizzano, per esempio durante la seduzione, proprio come noi maschi, avendone comunque meno, tendono ad essere più bugiarde. Ecco perché le femmine della nostra specie sono anche più intelligenti: sanno mentire al momento giusto, facendoci credere quello che non è.
Di contro, stiamo attenti ai maschi troppo machos, e forse con un livello testosteronico troppo alto. Saranno anche più sinceri, ma per questo forse più portati a non tollerare la frustrazione di fronte alla scoperta di crude verità, proprio in nome della loro sincerità. Anche se la ricerca è rivolta ad un numero limitato di soggetti, potrebbe essere interessante valutare se questo ormone sia anche responsabile della tolleranza alle frustrazioni, e si potrebbe anche spiegare il caso di alcuni femminicidi. La cosa potrebbe essere interessante, perché ci porterebbe a considerare una dimensione biologica in grado di influenzare profondamente i comportamenti aggressivi legati alla quantità di testosterone. Se così fosse, questi maschietti avrebbero bisogno di controllare il dosaggio ormonale di detta sostanza, e alcuni comportamenti troppo “maschili” potrebbero essere predittivi di comportamenti aggressivi.
Certo, le mie sono solo ipotesi che dovrebbero essere confermate da ulteriori e più mirate ricerche, ma i dati di questa, appena presentata su Plose One, aprono le porte ad un mondo ancora inesplorato.