Arresti in casa PD
È tutta questione… disallineamento.
Tra le notizie che riguardano il PD, in questi giorni, ce n’è una che la luminosa (sulla carta, ovviamente) ascesa di Zingaretti non può oscurare: l’arresto, per associazione mafiosa, di Paolo Ruggirello, ex deputato alla Regione Sicilia nelle file del PD e, nello specifico, appartenente all’ala renziana.
Qualcuno potrà dire che in Italia vige la presunzione di non colpevolezza e che la responsabilità penale è personale e, quindi, Ruggirello è innocente, finché non interverrà, a suo carico, un provvedimento di condanna passato in giudicato. Inoltre, Renzi potrà avere molte colpe, ma non quella di ciò che può aver (eventualmente, ove e se verrà accertato) commesso Ruggirello. Tutto vero e l’onestà intellettuale non può sottacere quel che è vero.
Ma ci sono due aspetti che questa vicenda sottolinea con forza.
Gli atti di indagini sulla scorta dei quali è stato disposto l’arresto raccontano una scalata elettorale di Ruggirello fortemente appoggiata dalla “famiglia” in cambio di “favori” che l’ex deputato avrebbe fatto al clan. In altre parole, si conferma il trend socio-economico mafioso degli ultimi anni. Cosa nostra ha fatto un salto di qualità, scala il potere, vuole entrare nei gangli delle istituzioni dove si decidono e si assumono gli strumenti giuridici necessari a muovere l’economia siciliana. Ai clan non basta più partecipare alla festa, vogliono organizzarla decidendo location, invitati, catering, l’ordine da tenere al banchetto e i buttafuori.
Si chiama “evoluzione”, un vocabolo al quale il linguaggio corrente ha assegnato la funzione di esprimere, pressoché esclusivamente, un giudizio di valore positivo, ma non è così. Da un punto di vista antropologico, ogni volta che un essere umano pone in essere un’azione, con modalità differenti dalle precedenti, ottenendo così risultati più efficienti rispetto ai trascorsi, quell’uomo si è evoluto. Ora, sulla base di questo presupposto, è importante ricordare che l’evoluzione intellettuale non collega l’azione ad un concetto etico in sé. Questa correlazione è di tipo fideistico oppure ideologico. In Antropologia la correlazione è fra un’azione e le sue conseguenze, ossia il suo risultato che, a sua volta, potrà definirsi morale, immorale o amorale, in ragione di un giudizio a posteriori. Una importante e dirimente differenziazione.
Dunque, la mafia trapanese si è sicuramente evoluta.
L’altra considerazione da svolgere è che questo signore era giunto nelle file del PD dopo aver attraversato una discreta parte dell’arco costituzionale. Prima esponente della forza autonomista siciliana, poi il centrodestra e poi ancora, dulcis in fundo, la sinistra renziana. È ovvio che, nella vita, ognuno di noi può cambiare opinione politica, anche in dipendenza ai mutamenti storici del paese di appartenenza.
Ma ben diverso è impegnarsi politicamente in modo attivo dapprima su un fronte, e poi sul suo opposto speculare. E dunque, delle due, l’una: o il centrodestra siciliano non è poi così lontano dalla sinistra siciliana e viceversa, cosicché il trapasso dall’una all’altra forza è privo di specificità, oppure Renzi avrebbe dovuto controllare meglio la scelta di coloro da inserirsi in un’assemblea regionale, così importante come quella siciliana. Il controllo andava esercitato non solo e non tanto per ragioni di opportunità preventiva, ma per mantenere saldo il solco etico che la sinistra da sempre vanta nei confronti delle altre formazioni politiche.
La sinistra italiana ci ha insegnato che per fare gli ideologicamente puri bisogna scegliere coloro che sono ideologicamente puri fin dall’origine, e che per fare i duri bisogna scegliere chi non indulge alla via più facile e più breve. Ecco perché, oggi, ci dobbiamo domandare: cosa è cambiato nelle scelte della sinistra? Come si è evoluta? Credo proprio che la nuova Segreteria del PD sia chiamata ad assolvere un compito urgente, ossia a riappropriarsi della questione morale. Certo, non è una novità, e questo vale da molto tempo anche per la destra.
E per usare le parole del nostro magistrale connazionale, Giuseppe Verdi, direi con lui: “Torniamo all’antico e sarà un progresso”!