Quando la magistratura è femmina…
È tutta questione di… architettura cerebrale.
Questa volta è necessario che vi inviti a visionare più riferimenti ipertestuali, che sono andato a cercare, per verificare che la notizia non fosse falsa. E troverete anche un tono che non mi appartiene, ma devo in qualche modo comunicare tutto il mio sdegno. Non mi sembrava possibile, mentre leggevo. Eppure no, mi sbagliavo. Andate anche voi a vedere.
Su Il Giornale, Il Secolo d’Italia, La Repubblica e infine TG Com 24.
Quindi, quando viene violentata una donna che sembra un maschio, il suo organo sessuale assume un carattere maschile e plausibile di violenza. In questo caso, è probabile un fraintendimento dei violentatori che, come sappiamo tutti, sono persone cognitivamente responsabili, leali e attenti alle apparenze e alle sensibilità femminili. E questa è la mia prima considerazione. Penso sia anche la Vostra, visto che la notizia appare ovunque, in rete, oltre che nelle testate che Vi ho indicato.
La seconda considerazione, conseguente alla prima, riguarda il mio pensiero su come viene valutato il genere sessuale di una donna, in questi casi. In sostanza, se una donna è una virago, i maschi attorno a lei hanno il diritto di provare a violentarla, perché l’apparenza inganna. Come dire che, la violenza verso i maschi apparenti (e che sono in realtà femmine) è permessa. Quindi, cari maschietti violentati da altri maschietti (pratica che accade regolarmente nelle nostre carceri e non solo…) state sereni: nemmeno per voi è stupro, perché, in quanto maschi, potete suscitare desideri sessuali legittimi in chi vi dovesse scambiare per femmine.
Il concetto mi sembra questo. Direi, davvero interessante, specialmente quando è proposto al femminile. Attendiamo la fine della vicenda, ovviamente, perché abbiamo tre gradi di giudizio in questa nazione, e abbiamo letto in questi giorni che è possibile uccidere in preda ad una tempesta emotiva.
E la mia ultima considerazione è la seguente: stiamo più attenti al livello cognitivo delle persone che prepariamo ad assumere ruoli decisivi nella società italiana, specialmente quando si tratta di coloro che hanno in mano le nostre vite, come avvocati, commercialisti, medici, insegnanti e magistrati. Gli altri possono anche essere “poveri cristi”, andranno in politica, ma queste categorie dovrebbero essere sensibilmente intelligenti.
Quella intelligenza che in genere si accompagna alla vergogna, e quella vergogna che in genere si prova quando si pensa, prima di scrivere, a quello che si scrive.