sedia-profÈ tutta questione di… stupidità.

C’ è ancora, tanto, tanto da fare in questa nazione, anche rispetto all’omofobia. Si ha la sensazione, in Italia, di non sapere davvero dove cominciare, oppure continuare, perché quando si sistema qualcosa cosa, ecco che esce un’ulteriore falla da qualche altra parte. E scoraggiarsi diventa una normale reazione mentale, per trovare una scusa persino verso se stessi, verso una stanchezza esistenziale che continua a crescere.

Eppure, in qualche modo e maniera, dobbiamo pure continuare a credere di farcela, visto che siamo “indietro” su molte cose, e i “diritti civili” ne fanno le spese, da molti punti di vista, maggiori. Che la questione omosessuale sia nella nostra nazione una farsa, lo vediamo relativamente spesso, e basti pensare alle manifestazioni circensi del Gay Pride, che, come spesso ho scritto, non serve, secondo me, alla causa del rispetto, dell’accoglienza come della tolleranza. Quando un messaggio viene percepito come imposto, veicolato abusivamente dai media nazionali, la mente delle persone “normali” rifiuta di riflettere sul messaggio in sé, e si concentra sulle esteriorità, e questo aspetto esterno del messaggio gay è decisamente ridicolo, di basso livello.

Ecco perché, dal mio punto di vista, questo professore ha tutto il mio plauso. E non mi interessa nemmeno sapere che sia gay o meno, perché questo non è importante. Una persona sana difende qualsiasi differenza, senza mettere in piazza la propria. Ha fatto bene, perché ha insegnato, almeno per un poco e forse in modo evidente e social, che se vogliamo offendere una persona per le sue espressioni sessuali, siano scelte o condizioni, lo si può fare senza utilizzare un’anonima scritta sulla spalliera di una sedia.

Eh, sì, perché uno degli sport più frequentati dal mondo benpensante è proprio l’anonimato! Come se, grazie alla difficoltà di rintracciare l’autore di un pensiero, non si fosse in grado di valutare l’intelligenza di colui che si esprime; come se per un professore attento non fosse semplice identificare gli studenti che possono aver scritto qualcosa di così esaltante! Senza contare che il nostro meridione rappresenta il luogo privilegiato per il mondo gay, persino europeo. Catania brulica di omosessuali, dichiarati e meno dichiarati padri di famiglia con il vizietto, che frequentano i tanti locali nel centro storico, per ripopolare di giovani i quartieri una volta malfamati. E, in effetti, ora si viaggia a Catania in questi quartieri in tutta tranquillità, al di là delle scelte politiche effettuate per realizzarla.

Insomma, il problema è dunque di tutti, a scuola e nelle famiglie, come in parrocchia. Ogni espressione sessuale è questione intima, personale che non dovrebbe essere oggetto di giudizio pubblico. Certo, nello stesso tempo, si dovrebbe mantenere tale scelta nel proprio privato, cercando di comportarsi senza essere pagliacci, ma seguendo quella convenzione sociale che garantisce la giusta integrazione. Una integrazione che non nega affatto la propria libertà di espressione sessuale, ancorché proposta facendo riferimento al rispetto della dignità della persona, senza baracconate.

Ecco, altro problema, anche in Parlamento, i carrozzoni.

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