Quale futuro per il centro-destra?
È tutta questione di… ritorno alle origini
Sono totalmente in accordo con quello che dice il prof. Cacciari, e, in genere, non accade sempre. Eppure, potete leggere in questa intervista un’analisi ed una sintesi chiara della situazione socio-politica, dunque culturale, nella quale versa una parte significativa dell’elettorato italiano.
Alcune considerazioni voglio dunque fare in riferimento alla diagnosi e prognosi che Cacciari propone a tutti noi. E, certo, mi auguro che qualche intelligenza ancora esistente nel panorama del centro-destra italiano, si renda conto che sarebbe proprio il caso di ragionare sui concetti che nell’intervista vengono analizzati. Si tratta, in effetti, di considerazioni altamente antropologiche, proprio perché si basano sulle necessità esistenziali che il voto in Veneto ha dimostrato essere essenziali per tutti coloro che si sentono italiani e, nello stesso tempo, desiderano avere un governo territoriale che risponda alle esigenze locali. Questa è l’importanza reale, anche secondo me, del voto del Nord-Est italiano.
Inoltre, i veneti, che conosco bene, sono persone di una evidente e solida concretezza e praticità, quelle stesse che hanno consentito loro di gestire economicamente e produttivamente il loro ruolo nazionale, presentandosi anche come il contro-altare industriale della Lombardia. Una Lombardia, secondo me, in declino da parecchi anni, rispetto, invece, alla continua ascesa del Veneto, appunto guidato da un persona attenta alla storia moderata di questo Paese e soprattutto alla voce della sua gente, come Zaia.
Esiste un asse: Zaia, Maroni e Giorgetti e la loro politica vincerà, e non dovremo attendere molto. E questo accadrà grazie all’Hybris di due persone che sono l’espressione più infantile della politica italiana: Matteo Salvini e Matteo Renzi. Certo, sono entrambi scaltri politici, ma senza la capacità di amministrare il proprio ego debordante, megalomane e presuntuoso. Sono molti i politici con il loro stesso ego, ma sanno gestirlo e nasconderlo bene al pubblico, per emergere nelle situazioni in cui è invece necessario dimostrarlo. Certo, entrambi i Matteo hanno giocato un ruolo importante nella politica italiana, vincolando le azioni governative, in un modo o nell’altro.
Ma gli italiani, mi sembra, oggi vogliono “calma, progettazione e gestione”, anche dell’immigrazione, oltre che nella produzione industriale. Gli italiani vogliono un progetto che resti italiano e si faccia valere in Europa, per quello che la nostra storia ha significato per l’Europa intera.
Ecco, forse, se vincerà la linea Zaia all’interno delle fazioni del centro-destra italiano, possiamo sperare in qualcosa di meglio, rispetto alla visione stantia ed esclusivamente bancaria di questo penoso centro-sinistra, senza idee, proposte e credibilità.
I territori ci salveranno.
Almeno, lo spero.