È tutta questione di… contro effetti.

Leggere questa intervista è importante, e non solo dal punto di vista religioso, confessionale, ma anche da quello geo-strategico e dunque politico.

Ogni periodo storico mondiale, dopo la venuta di Cristo, ha il Papa che si merita. Questa è convinzione di coloro che, come me, credono nel magistero universale di Santa Romana Chiesa. E non solo, perché questa concezione si collega all’idea che il Papa è eletto in Conclave per intervento della Provvidenza, che agisce per mezzo dello Spirito Santo sulle scelte dei cardinali.

Si tratta di fede. Punto.

Coloro che non la possiedono, la fede, sono ovviamente convinti che la Chiesa sia espressione temporale di interessi parziali, economici e finanziari, come del resto, sta venendo fuori proprio in questi giorni.

Ho sempre sostenuto e scritto che tutte le cose in questo mondo, e proprio per un volere divino, sono organizzate e progettate per essere in relazione al libero arbitrio umano. Penso, dunque, che alcuni uomini della Chiesa che decidono di adottare comportamenti che si allontanano dal Vangelo siano responsabili personalmente delle loro convinzioni e renderanno conto, a tempo debito, a Chi di dovere. Peraltro, esattamente come sarà per ogni credente.

Fatto sta che siamo comunque di fronte a forti sconvolgimenti epocali, all’interno della Chiesa di Roma, e proprio perché questo Papa (nei riguardi del quale spesse volte rimango basito…) sta cercando di proporre una visione contemporanea e tradizionale al tempo stesso del messaggio cristiano.

Non so se le parole di Mons. Viganò siano dettate da sincerità, oppure da altre motivazioni, ma certo sono comunque dirompenti, specialmente se le leggiamo alla luce delle ultime azioni del Papa nei confronti della diplomazia statunitense. Inoltre, sempre secondo le parole del Mons., la presenza della Chiesa all’interno di gruppi di potere come il Bilderberg non è certo cosa encomiabile. Senza contare, l’analisi che Viganò compie del ruolo giocato dai domenicani e dai gesuiti nel promulgare una teologia della salvezza sintonica con l’avvento delle idee comuniste. Insomma, questa confusione, che peraltro sembra caratterizzare fortemente il papato attuale, tra potere temporale-politico e sacro-religioso, non solo ha origine e tradizioni lontane, ma sembra rinvigorita dal periodo storico che l’intero mondo sta vivendo.

Sono in atto rivoluzioni sociali, politiche ed ecologiche, nonché igienico-sanitarie, che certamente richiedono leader preparati ad affrontarle, cercando anche di dare una direzione a tutti coloro che avvertono uno sbandamento generale.

Ecco, in quest’ottica, non so se le lotte intestine alla Chiesa siano produttive ed utili, sia a livello religioso che politico, mentre ho l’impressione che alimentino con maggiore forza e determinazione la fine di qualcosa di importante: la presenza di Dio nei pensieri umani, nei ragionamenti sulla salvaguardia della specie e del mondo.

Forse, questi prelati dovrebbero condurre le loro battaglie, con maggiore discrezione e fare del silenzio il loro stile di vita.

Almeno di fronte a certe delicatissime e difficilissime questioni.

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