Polizia di StatoÈ tutta questione di… ingredienti per il benessere.

Ora sarà sufficiente questa aggressione sessuale per tenere in carcere questo signore? Non ne sarei così certo, visto l’andazzo delle ultime sentenze. E delle motivazioni, inoltre. È anche vero che, personalmente, sono contento di leggere come il Segretario Generale del SIAP, il sindacato maggiormente rappresentativo della Polizia di Stato, dica quello che potete leggere qui.

In effetti, vi sono cittadini italiani che per professione tutti i giorni, e anche la notte, hanno a che fare con delinquenti di ogni risma, indipendentemente dalla loro origine culturale e geografica. Quello che forse non sembra essere chiaro ad alcuni esponenti partitici della cosiddetta defunta sinistra è proprio questo particolare.

Eppure ora, finalmente, cominciamo a leggere qualche opinione precisa sulla situazione concreta nella quale versa il Paese, ossia: i colpevoli, quando esistono, sono a piede libero, nonostante siano stati ripetutamente arrestati e subito scarcerati, oppure, quando si è vittime in grado di denunciare, è bene lasciare perdere perché lo Stato non può fare nulla di fronte alla predestinata morte.

Ma la questione decisamente interessante, e che viene messa in luce nel caso qui riportato, è la prevedibilità del comportamento criminoso, in una persona che possiede una evidente confidenza con azioni delittuose, di qualsiasi genere essere siano. È possibile che, in una situazione reiterata come questa, non si riesca a mantenere lontano dalla civiltà umana persone simili? Che vengano arrestate e dunque rilasciate, affinché si trovino nelle condizioni di compiere tutte le iniquità di cui sono capaci?

Già, in questa nazione, facciamo fatica a credere nelle parole dei politici di professione (presenti in Parlamento da anni, e che hanno frequentato a tempi alterni tutto l’arco costituzionalmente ammesso dei partiti…), ma è possibile che ci si debba persino arrendere di fronte alla necessità, del tutto naturale perché esistenziale, di camminare tranquillamente per strada? E mi chiedo ancora: cosa intendono le persone che parlano di sicurezza quando non possiamo affidarci ad uno Stato che ci chiede continuamente soldi per rimanere in questa nazione (mi riferisco alla forte pressione fiscale cui tutti noi siamo soggetti) e non è in grado di tutelare le minime esigenze quotidiane di sicurezza e sopravvivenza?

Dal punto di vista antropologico, ma anche sociologico, è ovvio che se nella bilancia alziamo il piatto della sicurezza si abbassa quello della libertà personale, perché le due cose sono inversamente proporzionali fra loro. Eppure, io preferisco meno libertà pubblica, per esempio con la presenza quasi disseminata ovunque di telecamere, anche a raggi infrarossi, ma poter viaggiare tranquillamente, a qualsiasi ora, su tutto il territorio italiano. Chi non ha nulla da temere, è inutile che si lamenti perché viene ripreso e visionato dalle forze dell’ordine. Coloro che si appellano alla libertà, in riferimento a quanto sto dicendo, sono in cattiva fede.

Che cosa occorre fare perché un cittadino si convinca che commettere un delitto (da immigrato oppure no) è un fatto punibile per legge?, E non c’è scampo! Se andiamo avanti in questo modo, ed ecco perché sto scrivendo spesso, in questo periodo, sul ruolo culturale e sociale della magistratura, l’idea del “farsi giustizia da soli è male, anzi malissimo” ma continuerà a svilupparsi, esplodendo prima o poi con esiti tragici e irrimediabili.

Cerchiamo, se possibile, di riflettere sul fatto che le rivoluzioni accadano lentamente, anche se in apparenza le motivazioni non si avvertono platealmente.

Tutta il valore della vita umana è nel valore delle piccole cose. Le grandi, in genere, sono solo fumo negli occhi.

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