Chi ruba non manca di etica, ma di cervello
È tutta questione di… cognizione di sé.
L’atteggiamento è una disposizione della nostra mente verso l’esecuzione di un’azione, oppure verso la formalizzazione di un’idea. Ecco perché si possono avere atteggiamenti verso un’azione particolare ancora da compiersi, oppure rispetto ad un’azione già compiuta, oppure ancora rispetto ad un’idea espressa in qualche giornale o libro che sto leggendo. Posso avere un atteggiamento positivo verso la guida, e quindi predisporre la mia mente, di fronte alla necessità di utilizzare l’auto per spostarmi in città, positivamente, per essere nelle condizioni di adeguarmi, con l’auto, al traffico. Se possiedo, invece, un atteggiamento negativo verso la guida, la mia mente, per convincersi di non dover utilizzare l’auto, evidenzierà tutti gli aspetti negativi del traffico, e di conseguenza quelli positivi nei riguardi del trasporto pubblico, che mi convinceranno a servirmi della Metro.
Chi ruba, chi si fa corrompere, chi diventa colluso possiede un atteggiamento della mente e dell’agire rivolto positivamente alla supremazia, alla megalomania e alla prevaricazione, con tratti evidentemente egoistici.
Anche coloro che dicono di rubare perché lo fanno tutti, fanno parte di questa classe di “non persone”, con cui il mondo è venuto a patti da sempre e che da sempre caratterizzano la nostra evoluzione di specie.
Chi ruba ha problemi non solo etici, ma di intelligenza e di cognizione di sé, infatti alimenta nel suo intimo l’idea di essere furbo, scaltro e persona di successo solo nel caso in cui possa anch’egli entrare a far parte dell’ élite ladrona.
Tutti, nessuno escluso, compreso il sottoscritto, sono allettati dall’idea di migliorare il proprio tenore di vita attraverso l’esercizio di un potere da esercitare sugli altri, e il possesso delle cose materiali. Solo attraverso la conoscenza reale di se stessi e la formazione di una coscienza globale possiamo salvarci da questa costante e continua sollecitazione.
Abbassare notevolmente gli stipendi (senza tante ed inutili dichiarazioni che si appellano ai “diritti acquisiti”), associare davvero la giustificazione di spesa ad una precisa spesa, eliminare la presenza di fondi a disposizione e sottoporre ad un severo controllo di polizia tutti i politici (togliendo ogni forma di privilegio incontrollabile) potrebbe costituire una sana politica educativa. Una pedagogia per tutti coloro che, leggendo quello che ogni giorno la cronaca ci propone e vedendo quello che accade, hanno già sviluppato un atteggiamento truffaldino, che attende solo di esprimersi prima o poi. Spesso prima che poi….