Innamorarsi col cervello
È tutta questione di… cervello.
Sentiamo spesso, anche in televisione, parlare dell’amore e dell’innamoramento. Inoltre, sono state condotte molte ricerche scientifiche in questo ambito, e a tutt’oggi alcuni ricercatori, sia sociologi che psicologi, continuano ad occuparsi di questo tema.
In effetti, l’amore e l’innamoramento sono due aspetti basilari della nostra esistenza, senza dei quali non avremmo forse nemmeno la percezione di miglioramento, di cambiamento personale e soprattutto di soddisfazione mista ad esaltazione che l’essere innamorati dispensa a chi ha la fortuna di sperimentare questo stato di grazia.
Gli studi di neurofisiologia, che hanno indagato il processo dell’innamoramento e il suo passaggio all’amore, ci dimostrano però che possiamo essere innamorati in due modi: un modo sottocorticale, di basso livello e istintualità, e un modo corticale superiore, di alto livello.
Ognuno di noi avrà sperimentato che nella fase iniziale dell’innamoramento la persona verso la quale nutriamo questo sentimento viene concepita come un possesso, qualcosa che ci appartiene personalmente, senza della quale ci sembra di non poter vivere. Bene, questo tipo di innamoramento è definibile istintuale, basato proprio sull’idea di occupare lo spazio e il territorio del nostro partner per introdurlo all’interno dell’ idea di possesso, della nostra gelosia. Se si dovesse condurre una vita di coppia secondo questi parametri per circa vent’anni, ovviamente il nostro cervello andrebbe in sofferenza. In sostanza, non si può condurre una simile vita di coppia per tanti anni.
Fortunatamente, però, è possibile passare all’amore, abbandonare quindi questo innamoramento animale, instaurando un nuovo tipo di attaccamento. Un attaccamento, appunto, che neurofisiologi definiscono di tipo corticale superiore: in cui diventa preponderante l’azione della corteccia prefrontale in rapporto con il sistema limbico, che organizza le nostre emozioni. La corteccia prefrontale, definita anche The Queen, la regina, è quella parte del cervello connessa con tutte le altre parti della corteccia. Non avviene nulla nel cervello che non passi tanto dal sistema limbico, sede delle nostre emozioni, quanto dalla corteccia prefrontale che le organizza.
Uno dei ruoli fondamentali della corteccia prefrontale è quello di stimolare la concentrazione su se stessi, quindi l’attenzione sulla dimensione invisibile della nostra essenza, favorendo così l’eliminazione di tutte quelle emozioni negative, come l’invidia, la gelosia, il possesso, l’aggressività.
Ecco perché auguro a tutti voi di potervi innamorare tanto con le emozioni quanto con la corteccia prefrontale, per evitare che il rapporto di coppia si trasformi in un fraintendimento di tipo possessivo.