È tutta questione di… crisi.

In genere scrivo due articoli a settimana, che vengono pubblicati il lunedì e il giovedì, secondo una tradizione che dura dal 2014, quando ebbi la fortuna di diventare blogger su questa prestigiosa testata nazionale. Ora, poiché siamo alla fine di luglio, e tra poco iniziano le vacanze anche per me (tutto il mese di agosto e scriverò con meno frequenza…), ho deciso di chiudere il periodo di luglio con questa notizia, e le mie relative considerazioni.

Cominciamo subito con il dire che, come era giusto attendersi da un certo numero dei miei lettori, l’ultimo articolo ha alimentato l’idea di un mio cambiamento interiore, persino di prospettiva. Altri lettori, che hanno avuto la possibilità di leggere i miei libri, le mie ricerche, oppure mi conoscono personalmente, sanno invece che mi piacciono gli esercizi di stile. Sanno che la parola e la langue possono denotare e connotare, secondo una creatività che rende il mondo relativamente più originale, rispetto al presunto passato. Dopo questa sperimentazione (la prima, direi, in questi anni), recupero quel mio apparente stile linguistico e di scrittura, commentando, come ho scritto all’inizio di questo articolo, la notizia inserita in ipertesto.

Non intendo spendere nessuna parola rispetto al caso attuale dell’ex Ministro dell’Interno Matteo Salvini, perché penso, non solo che sia l’ennesimo sconfortante tradimento sinistrato-stallatico, ma che sia nel gioco delle parti, e particolarmente in linea con la crisi ideologica, comportamentale e politica che questo governo, in primis il premier (che è super appoggiato da Bergoglio… e conviene non dimenticarlo mai), sta dimostrando.

Sala del Consiglio dei Ministri

Ciò che sta accadendo è la dimostrazione, non solo delle ataviche ragioni di Berlusconi, quando rispondeva legittimamente agli attacchi continui e costanti della Magistratura, ma di quanto il segreto di Stato faccia sempre il gioco dell’abuso di potere. Quando non vi è abuso di potere, esiste la trasparenza tanto osannata dal Movimento Cinque Stalle grazie al quale è andato al potere. Certo, fortunatamente questo ammasso polimorfo perverso e disperato di falliti antropologici è al termine della sua corsa, e riusciranno i nostri (ossia, vostri…) figli a non leggerne traccia nemmeno nei libri di storia (se avremo la voglia di scriverne ancora…). Il fatto è che sono in buona compagnia, con il PD zingarato e Italia Defunta (erroneamente definita Viva, per un amore storico verso gli zombie che, fuoriuscendo dalla tombe della DC catto-comunista, sono peggio del mio amato zio Covid-19).

Dunque, niente trasparenza.

Agli italiani va bene così, evidentemente. Vanno bene le menzogne delle campagne elettorali (e ci metto tutti, nessuno escluso, perché non dimentichiamo che questa fasulla destra e centro-destra ha comunque avuto l’occasione di cambiare il Paese, nei tempi passati, e non lo ha fatto). Vanno bene i vari Palamara, che evidentemente rappresentano la concretizzazione dell’ideale burocratico gramsciano, e vanno bene anche gli attuali uomini di Chiesa, che invece di preoccuparsi delle anime e del messaggio evangelico, continuano a farsi i conti in tasca, facendoli (ovviamente a loro favore…) anche in tasca agli italiani.

Quindi, anche questa storia dei rapporti secretati circa zio Covid-19 sarà un buco nell’acqua, come ultimamente stiamo osservando rispetto alla Strage di Bologna e quella di Ustica.

Come sapete auspico da sempre quel reset bio-evolutivo risolutore. In effetti, mi sembra iniziato, anche se ancora in sordina. Stanno morendo tutti i grandi italiani, per raggiunti limiti di età; rimangono i vita i deficienti politici (tutti, chi più o chi meno, ma il serbatoio è il Grande Fratello, Uomini e donne, Non è la D’Urso, etc.) che porteranno la nazione alla fine.

Quella fine che si chiama reset, appunto.

Inizieremo da lì, per coloro che potranno vederlo in questa forma, mentre per coloro come me, che hanno avuto la fortuna di nascere negli anni Sessanta, avremo l’occasione di osservar le cose dall’Alto.

Speriamo.

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