Una proposta originale?
È tutta questione di… ragionevolezza.
In effetti, questa notizia, proveniente dalla nostra vicina e civile Svizzera, è quanto meno significativa, ma non certo originale.
La legge del taglione è antica, e fa parte della storia giuridica della nostra specie, indipendentemente dalla declinazione culturale e storica, che assume ovviamente caratteristiche più specifiche. Il cosiddetto concept resta identico: quello che fai agli altri, sarà fatto a te.
Certo, di fronte ad una scelta su “chi salvare” e “chi condannare alla morte” le cose sono effettivamente complesse e complicate. Non penso sia semplice rispondere, tanto in scienza come in coscienza.
Eppure, l’esasperazione che alcuni comportamenti umani producono nella vita di coloro che faticosamente cercano di affrontare il periodo infame che stiamo vivendo, può portare all’espressione di questi concetti. A volte, mantenere il proprio livello di tolleranza non è facile, specialmente quando attorno a sé si affollano morti e separazioni senza fine, almeno così pare.
Secondo me, per esempio, il Cielo stabilisce, nel mistero della sua espressione, che alcuni individui debbano raggiungere il proprio grado di autoconsapevolezza, seguendo un percorso che si presenta, in un certo periodo dell’esistenza, sotto forma di ripensamento. Vi sono persone che devono imparare a chiedere scusa, tanto a loro stessi, per mancanza di consapevolezza, quanto al mondo intero, per mancanza di sensibilità culturale e sociale. Questo è il caso dei cosiddetti negazionisti, o pressapochisti del virus.
Ritenere che al mondo si viva con gli altri solo in apparenza, e che ci si possa considerare totalmente autonomi nelle scelte e nelle azioni, fa parte di quella presunzione che ci ha portato a questi punti: si può oramai dire e fare qualsiasi cosa.
E così, nemmeno troppo lentamente, il nostro mondo si sta dirigendo verso una fine che si sta annunciando con maggiore chiarezza, determinazione e volontà.
Eppure, continuano a spopolare i sordi e i ciechi, i quali pretendono che il resto del mondo veda le cose con le loro orecchie ed occhi.
Ecco perché a volte, come in questo caso, si può perdere la pazienza.
Salvare coloro che possono pentirsi delle loro dichiarazioni ed atti significa salvare sostanzialmente noi stessi, perché quando manteniamo in vita anche la vita dei deficienti, riconosciamo in noi il diritto di diventarlo senza morire prima.
Cambiamo tutti, sempre, anche quando non lo pensiamo e non lo vogliamo, perché è la vita che ce lo chiede, se vogliamo andare avanti.
È così, secondo me.