Stupro per sport
È tutta questione di… stile di vita.
Un’altra notizia, nel rispetto dello stile di vita che ci viene raccontato spesso, in questi ultimi tempi.
Quale stile di vita? Quello di una demenza dilagante, fra alcuni dei nostri giovani (il futuro della nazione, eh?!) maschi che, avendo solo vent’anni sono “solo ragazzi”. Ragazzi che, nell’essere solo tali, non sapendo cosa fare per “divertirsi un po’”, decidono di picchiare brutalmente una donna di 36 anni e quindi di violentarla ripetutamente per due ore.
Ora, sono effettivamente molte le occasioni che tutti noi abbiamo per annoiarci, ma penso che nessuno di noi, sano eticamente e socialmente (non voglio nemmeno parlare di mente, perché questi giovani non sono affatto malati di mente…), non desideri trovare come scaccianoia lo sport dello stupro. Ha fatto dunque bene, molto bene, Casa Pound ad espellere Francesco Chiricozzi e Riccardo Licci, anche se i loro legali, molto coraggiosi, hanno detto che i due paramaschi sono turbati e sotto shock.
Loro? E come dovrebbe trovarsi la femmina umana violentata? Meglio di loro? Mi taccio, dallo schifo e dal ribrezzo che provo nei confronti di questi ventenni. Non penso nemmeno sia utile la castrazione chimica. È solo un mio personalissimo pensiero, ma sarebbe bello, edificante e corrispondente a ragioni di giustizia sostanziale verso queste donne stuprate, se esistesse una legge che punisse i maschi rei di questo tipo di reato. E lo facesse con la deportazione su un’isola totalmente deserta, priva di tv e pc, dove l’ unico modo per ammazzare la noia fosse pescare, prendere il sole e dormire. E quando l’istinto sessuale si affacciasse, per bisogno o per noia, l’omosessualità fosse l’ unico mezzo di sfogo e passatempo, a prescindere dalla volontà di chi, tra i due, la subisse. Potrebbero trovare così il modo di provare sulla propria pelle sia le violenze che le penetrazioni. Sono quasi sicuro che potrebbero provarci persino gusto.
Eh, sì, carissimi lettori! Penso che queste manifestazioni non solo siano gravissime, che debbano essere sanzionate nel modo più ferreo e duro possibile e permesso dalla nostra legislazione, ma che debbano essere affrontate secondo una specie di “legge del taglione”, affinché si permetta alla loro mente di comprendere un poco di quello che accade nella mente di chi subisce violenza. Questi individui non sono essere umani che possano appartenere a qualsiasi gruppo politico, sia destrorso che sinistrorso, mentre rappresentano una rovina per la nostra tranquillità quotidiana, sia al maschile che al femminile.
Le colpe? Di tutti. Della famiglia, della scuola, delle istituzioni, dei gruppi sociali, dei partiti, dei media. Specialmente questi ultimi, che comprano e mettono in onda film e spettacoli nei quali la figura femminile è considerata peggio di un sacchetto per la raccolta indifferenziata, nemmeno riciclabile. Con la complicità di femmine umane, biologicamente ed evolutivamente ancora incollate a idee di fascino, sexy e seduzione che sono solo svendite alle pulsioni sessuali di morte che lo stupro alimenta.
Ecco perché abbiamo paramaschi che si fanno un’idea della femmina umana come spazzatura, da usare e gettare. Perché crescono in un clima di tale violenza interiore che credono sia tutto come un film, una notizia. E allora ci provano di persona, fisicamente, senza nessun freno educativo, visto che il climax pedagogico nel quale viviamo è violenza, trasgressione, mistificazione e sessualità spinta.
Come possiamo fermare tutto questo? Intanto, perseguiamo la violenza sessuale, prima che diventi tale, conclamata. Esistono sintomi anticipatori, perché il raptus non esiste. Non è una categoria della mente autonoma.
Ma il frutto di uno stile cognitivo e comportamentale che oggi, purtroppo, si impara.
Ovunque.