EuropaÈ tutta questione di… equilibrio.

Mi sono sempre fidato dell’ex Ministro della Difesa e capo della Farnesina con il Governo Berlusconi, Antonio Martino. Per una serie di motivi, e non ultimo la tradizione di onestà che la sua famiglia conserva nei confronti della nostra nazione.

Ecco perché continuo a fidarmi delle sue considerazioni, che potete leggere qui.

Figlio di Gaetano Martino, promotore dell’Unione europea, quella vera negli intenti e negli ideali fondamentali, e di Alberta Stagno d’Alcontres, una delle famiglie nobiliari della Sicilia, Antonio Martino è sempre stato scettico rispetto all’Euro, tanto da essere accusato, secondo me a torto, di euroscetticismo.

Ventiquattro anni vissuti ininterrottamente in Parlamento, non si ricandida nel 2018. E’ stato allievo, a Chicago, del Premio Nobel per l’economia Milton Friedman. Antonio Martino sostiene che il fallimento delle politiche stataliste trova in ragioni etiche e filosofiche le sue cause, ancora prima di quelle tecnico-economiche in senso stretto. Leggiamo infatti che ogni società fondata sullo statalismo, di qualsiasi tipo esso sia, marxista, fascista, democratico, etc., è destinata a fallire, perché è in sé dispotica, assegnando ad una oligarchia il potere di imporre regole e stili di vita. Essa si fonda sul presupposto che gli individui sono incapaci di badare a sé stessi, e di qui la pretesa di proteggerli e di soccorrerli con la costrizione organizzata dello Stato (Martino A., 2004, Semplicemente liberale, Liberi libri, Macerata).

E questo, da tempo, lo sostengo anche io, quando parlo di incapacità cognitiva della nostra specie, allo stato attuale della sua evoluzione, di gestire la responsabilità individuale della propria libertà di scelta, specialmente di fronte alle conseguenze delle scelte stesse. Ecco, per Antonio Martino la questione è di tipo etico e filosofico, mentre per me si tratta di incapacità antropologica. Per lui, dobbiamo educarci filosoficamente ed eticamente a questa responsabilità, mentre per me dobbiamo solo attendere che la nostra specie si liberi da atteggiamenti gregari.

E, a questo proposito, mi sembra, invece, che stiamo subendo una battuta di arresto notevole, a livello mondiale, proprio perché emergono figure politiche che fanno del controllo l’unico modo per gestire le masse. Che si tratti di controllo economico, oppure nella comunicazione, non importa. Il fine è sempre quello di mercificare l’esistenza umana, specialmente di fronte alla necessità di ponderare con i propri strumenti cognitivi le scelte da condurre, per se stessi e per la comunità nella quale si vive.

Ecco perché sono d’accordo con le parole di Antonio Martino. Auspica un ruolo diverso dell’Europa, specialmente verso i Paesi che la compongono. Un ruolo di guida non autoritaristica, sia a livello economico che esistenziale, in base al quale la dimensione economica, nel suo rapporto deficit/PIL, è vincolante rispetto ad una crescita condivisa, accettata e dialogata in tutti i Paesi membri. In questa Europa, dice Martino, ognuno fa quello che vuole, ed è per questo che Salvini, seguendo esattamente gli insegnamenti della Merkel e di Macron ottiene il successo elettorale che ottiene.

Parla agli italiani che vogliono sentirsi italiani nei fatti, e non nelle dichiarazioni di intenti. L’Europa, cari miei, non esiste.

Non è mai esistita.

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