All’italiana
È tutta questione di… stupidità.
Cosa vogliamo di più, in questo periodo meraviglioso e in questa nazione, rispetto a quello che già abbiamo? Non saprei, anche se tutti noi siamo convinti che non c’è un limite al peggio e lo stiamo sperimentando a livello globale, anche se siamo solo agli inizi.
Proviamo a fare un breve elenco di come questo governo sia esattamente lo specchio di una società italiana frantumata neuro-cognitivamente. Mi riferisco, con questo termine, al sistema neuronale medio degli italiani. Un popolo che sembra ritrovarsi con un assai limitato numero di neuriti e, per di più, incapaci di comunicare tra loro, secondo categorie logiche occidentali di uso comune.
Abbiamo famiglie che scappano dalle zone rosse, e si trasferiscono al mare, oppure in meridione, credendo di sottrarsi così al contagio del potenziale virus, come se lo si potesse perdere per strada; gli esponenti del Governo comunicano parlando ad una popolazione che non li ascolta affatto (e questo avviene da tempo, molto tempo, a dire il vero); intanto, l’esponente delle Sardine, il movimento culturale della rivoluzione intellettuale emiliana (patria dei tortellini e della mortadella) si reca dalla guru dell’empatia commerciale, una certa Maria De Filippi (osannata, ovviamente dai sarcofagi di sinistra). Su Rai Uno, giustamente, continuano a propinarci ricette succulente, come se potessimo andare ai supermercati a comprare derrate alimentari in normalità, mentre di normale è rimasto poco e gli scaffali sono rimasti vuoti. I virologi, che forse non sono dotati di una loro Associazione Nazionale, parlano perché hanno un muscolo linguale abituato al silenzio del laboratorio, e che necessita di trovare le migliori e pubbliche occasioni per mettersi in movimento e dare il meglio di sé; i Governatori delle regioni (o quello che resta delle regioni di una volta…) affermano una cosa e la negano subito dopo, in seguito a telefonate con l’espressione nazionale della vigilanza cognitiva governativa: il Presidente Conte, che è la fotografia della concentrazione di tutto il fosforo pescato nei nostri mari. Codogno è diventato il paesello più amato e importante del mondo, del quale nessuno conosceva né il nome né l’esistenza ma che ci ha insegnato che il Carnevale più contagioso del nord non è più quello di Venezia. Le scuole sono chiuse, assieme a qualche bar e discoteca, mentre i treni e le metropolitane (che viaggiano…) sono diventati antivirali potenti, senza che nessuno se ne fosse mai accorto. Per fortuna, alcuni Paesi europei si sono resi conto che gli italiani vanno tenuti a distanza, e stanno vietando l’ingresso di questa povera gente che fa vacanze ad oltranza, anche se siamo in tempi di crisi. Era ora che qualcuno al mondo esprimesse davvero un po’ di sano, utile e fondamentalmente evolutivo determinismo raziale. Infine, il nostro Presidente della Repubblica tace, perché ultimamente si è recato in molti luoghi, per dimostrare la sua vicinanza alle minoranze etniche, e non trova nulla da dire alla maggioranza (ancora per poco, questo è vero…) etnica degli italiani.
Bene, in questa situazione, tutti noi, forse, possiamo renderci conto che siamo responsabili, senza nessuna esclusione di persone (me compreso, dunque) delle nostre scelte. E lo siamo maggiormente quando crediamo che se le cose vanno bene a noi, significa che vanno bene al mondo intero. Il fatto è uno solo, però: il mondo intero è governato da interessi schifosamente malefici e legati ai soldi, dove i nostri politici sono a libro paga, e non hanno il minimo potere d’azione.
Allora, fate come me, non disperate per il Covid-19, ma attendete con pazienza la venuta del Covid-20 e 21.
L’unione fa la forza.
Speriamo definitivamente, questa volta.