È tutta questione di… igiene.

La situazione nella quale si sta trovando l’Europa e tutto il mondo pare essere complessa e anche intricata. E quando questi due termini possono essere applicati contemporaneamente, in uno spazio e tempo umani, sembra davvero difficile trovare una soluzione.

Eppure, la nostra specie è sempre riuscita a risolvere i propri problemi, anche a costo di molto dolore, spesse volte mortifero.

Non mi interessa assolutamente commentare ciò che sta accadendo in un’ottica geopolitica, proprio perché non saprei da quale parte iniziare, e perché penso che sia giusto rispettare le diverse professionalità e competenze in questo ambito.

Invece, vorrei ragionare con voi sulla dimensione evolutivo-antropologica che caratterizza il periodo storico, secondo un’ottica che cerca di superare le differenze culturali, storiche e sociali che sono care a qualsiasi forma di potere umano.

Esiste, dal mio punto di vista, una grande differenza fra l’espressione della propria forza e quella del proprio potere. Con il primo termine, ci possiamo riferire ad un rapporto evidente di dominio-sottomissione, che da sempre caratterizza la dimensione sociale umana, e non solo umana (anche le nostre amiche geneticamente vicine a noi, le scimmie antropomorfe si comportano nello stesso modo). In questo tipo di rapporto, la formazione della propria identità è legata alla conquista e al mantenimento di una superiorità territoriale, come se il domani della prole fosse garantito proprio da questo stesso dominio.

Nel caso del potere, invece, il vero oggetto della conquista è il tempo, ossia il dopo rispetto ad una dimensione che si concentra sul qui e ora. Una prospettiva temporale è sempre tendente al dialogo, per la ricerca di una verità intersoggettiva che diventi accettabile per il maggior numero di persone, specialmente quando rivolta al futuro della propria specie, della prole.

Bene, solo in questo ultimo caso l’essere umano comprende l’importanza di soffermare la propria attenzione sull’umanità tutta, ossia sugli esseri umani che desiderano semplicemente esistere in vita, ossia su coloro che pensano sé stessi all’interno di un divenire che non esclude la vita altrui.

Per fare questo è necessario costruire una pace quotidiana, nella quale è tanto presente la differenza quanto la contrattazione su questa stessa diversità, e che possiamo esercitare se siamo abituati a ricordare che tutto è breve in questa vita, oltre ogni nostra consapevolezza.

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