È tutta questione di… chiarezza e coraggio.

Gli studiosi di filosofia antica ritengono che il pensiero greco sia avverso allo studio dell’infinito, ma favorevole allo studio della misura e del limite, proprio perché solo il finito può soddisfare la necessità dell’armonico, dell’euritmico e del simmetrico.

È necessario, però, ricordare esattamente l’etimologia del termine filosofia.

“«Filosofia» significa propensione e cura (philia) per ciò che i Greci chiamano sophía – parola che noi traduciamo frettolosamente con «sapienza», ma che propriamente, se non si dimentica la sua derivazione da saphés, significa «chiarità», «luce», «disoccultamento», «visibilità», «evidenza». Saphés significa appunto «chiaro», «manifesto», «evidente», «luminoso», ed è una parola composta da un probabile sa intensificativo e da una formazione che risale a pháos, «luce». Sophía indica cioè, sostanzialmente, quello stesso che è indicato dalla parola alétheia. Anche nel suo etimo, «filosofia», significa «prendersi cura della verità e di ciò che si manifesta nella luce della verità»” (Severino E., 2006, Il muro di pietra, Rizzoli Editore, Milano, pg.34).

Cosa significa però alétheia?

Noi traduciamo, sempre frettolosamente, questo termine con la parola verità, sbagliando. Alla lettera, tale termine significa “«mostrarsi, uscendo dal nascondimento», «lo stare dinanzi, in luce, visibile», che proprio per questo suo carattere non può essere negato, smentito [perché] è incontrovertibile, non può essere scosso né da uomini, né da dèi, né da variazioni di costumi e di epoche” (Severino E., ibidem:31).

Quindi la filosofia è una cura dell’alétheia, ossia “per ciò che si mostra in modo incontrovertibile” (Severino E., idem:33).

Ecco perché ritengo che, giunti ad una attuale situazione riflessiva di prossimità, proprio per quello che sta accadendo in Europa, sarà il caso che ogni essere umano tenda ad assumersi una reale responsabilità di fronte a sé stesso e il mondo intero. Il termine responsabilità deriva da latino respondere, ossia essere in grado di rispondere nel modo e nel tempo più giusti possibili alle sfide evolutive cui va incontro la specie.

Questo “più giusto possibile” può scaturire solo uscendo dal nascondimento dietro cui ognuno di noi si trincera.

Così penso.

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