È tutta questione di… distorsione della realtà.

La scienza, quando vuole studiare l’invisibile con gli stessi mezzi con cui studia il visibile, spesso incorre in molti errori, il più delle volte frutto delle convinzioni personali del ricercatore stesso.

La vita personale, il tipo di esperienze che si fanno, modellano costantemente il modo di ragionare anche nel caso di coloro che fanno ricerca scientifica.

Se prendo come esempio un qualsiasi libro che state leggendo, vi sarà certamente un motivo esistenziale, cioè che affonda le motivazioni nella storia personale, per cui l’autore ha deciso di scriverlo, di dargli il titolo e di suddividerlo secondo uno schema. Tutte le decisioni che l’autore ha preso in merito a questi temi non sono il frutto di un asettico ragionamento scientifico e letterario, ma il risultato di tutta la sua vita fin qui trascorsa.

Non è possibile svolgere una professione, qualunque essa sia, senza portare dentro di sé il bagaglio della propria esistenza, con la sua storia e i suoi affetti.

E questo accade a tutti gli esseri umani, nella contemporaneità del vivere in comune, favorendo la formazione di atteggiamenti collettivi. Così nasce la cultura, intesa anche come una narrazione di se stessi attraverso i comportamenti del vivere assieme, in un preciso contesto storico e territoriale.

In questo senso dunque, anche l’abitudine scientifica, di matrice umanistica, con la quale si collegano i fenomeni del reale fra loro, per cui l’antecedente è quasi sempre una causa e il conseguente è spesso un effetto, è frutto di un atteggiamento culturale generale dell’epoca, secondo cui l’uomo è in grado di comprendere la realtà partendo dalla propria esperienza personale.

Possiamo affermare che l’umanità applica la legge della causa-effetto in quasi tutti i suoi ragionamenti, indipendentemente dal luogo in cui si trova a vivere. Perché si applica questo metodo generale che trova le sue due principali espressioni nell’induzione e/o nella deduzione?

Perché in questa maniera si risparmia molta energia mentale e si riducono le cose osservate a qualcosa di semplice. E se una cosa grande come le stelle o piccola come le zampe di un millepiedi sono comprensibili significa che il loro funzionamento è semplice e segue la legge di causa-effetto.

Nella attuale contemporaneità globale, possiamo continuare a pensare in questo modo?

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