La sanità in montagna
È tutta questione di… ottusità.
In questo articolo, continuo a raccontarvi gli argomenti dei miei colloqui con Emanuela Busetto, Presidente dell’appena costituito Movimento Aurora, di cui ho già scritto. Lo faccio, perché credo che, specialmente in questo periodo storico-esistenziale della nostra nazione, alcuni temi del vivere antropologico siano fondamentali.
Emanuela mi diceva ultimamente che, secondo lei, “l’ambito sanitario paga i limiti politici di decenni, in cui è venuta a mancare la lungimiranza in un settore che riguarda tutte le fasce sociali, indipendentemente dal reddito famigliare o pro-capite. In particolare, gli ospedali dislocati nei comuni montani ed in aree disagiate della nostra nazione sono molti, e per anni hanno rivestito un ruolo di importanza vitale. Una volta costituivano un verso e proprio bene collettivo, mentre oggi sono apparati menomati, perché depotenziati nelle loro strutture e con una conseguente rilevanza marginale e trascurata”.
Non posso che essere in accordo e tutto ciò è il frutto di una deficiente programmazione economica da parte della classe politica territoriale. Imposizioni legislative, tagli orizzontali frutto dei Patti Territoriali fra Regione e Comuni, hanno annientato i nosocomi, privandoli della loro primaria funzione: la cura del malato.
E quest’ultimo è tale ovunque, anche nelle molte zone montane della nostra nazione. Ecco perché sarebbe opportuno che la società civile si facesse portavoce di questa esigenza sanitaria, facendo sentire la propria voce e organizzandosi in comitati cittadini per la difesa della Sanità territoriale montana e decentrata.
In effetti, continua la Busetto, “emergenza ed urgenza sono risorse indispensabili al salvataggio di vite umane. Per questo motivo, la sanità territoriale andrebbe amplificata: potrebbe contribuire a ridurre i carichi dei grandi complessi ospedalieri. Anche la Corte dei Conti, per l’anno 2020, evidenzia un parere che, se pur non vincolante, è negativo di fronte alle errate scelte politiche, specialmente in relazione all’emergenza da Covid-19”.
Siamo un Paese prevalentemente montuoso, e sembra che questa caratteristica interessi a pochi politici, e persino amministratori locali, e tutto ciò continua a sottolineare la mancanza di un efficace sistema territoriale, mentre la popolazione continua ad essere privata di adeguata assistenza.
In sintesi, penso, in accordo con Emanuela Busetto, che ogni cittadino italiano dovrebbe cominciare a prendere seriamente in mano la propria salute, e non solo seguendo uno stile di vita il più possibile sano, ma portando avanti, in tutte le forme civili possibili, le essenziali richieste di assistenza locale e territoriale.
Sono inutili le politiche di ripopolamento territoriale, se poi, in quei territori, si va solo a morire.