Bullismo di Stato
È tutta questione di… distorsione della realtà.
Partiamo da queste considerazioni, che, personalmente, condivido appieno. Una condivisione nella sostanza di ciò che si vuole minare, ossia l’espressione di un proprio dissenso, legittimato da proprie convinzioni etiche e persino scientifiche.
È indubbio che in questa nazione vi siano miriadi di problemi, e che il problema generale della violenza, esercitata verso gli altri e le cose, rappresenta un’evidenza italiana e mondiale. Eppure, ciò che più sconvolge, in questo ddl, è la confusione semantica su cui si fonda. In altri termini, la scelta di essere contrari a forme educative che vogliano convincere della validità scientifica, etica e morale del gayume e del transgenderismo crea un precedente cognitivo grave.
Mi spiego meglio.
Quando una persona che potremmo definire cattiva prende il raffreddore, diventa una persona cattiva con il raffreddore, così come un malato di mente cattivo è tanto malato quanto cattivo. L’essere raffreddato, oppure un malato psichiatrico, non modifica automaticamente l’identità positiva o negativa della persona che manifesta quella patologia.
Dunque, l’essere gay, oppure transgender, non è essere ammalati, ma significa condurre una vita personale e pubblica nella quale le proprie scelte, o condizioni, sessuali ed affettive siano garantite nella loro espressione dallo Stato. Di fronte a questa garanzia, ogni persona può volutamente, coscientemente scegliere di affidare l’educazione dei propri figli a persone che rappresentino il maschile e il femminile, così come su questo attuale sistema solare avviene da sempre, ossia nella relazione tra maschio biologico-mentale e femmina biologico-mentale. E coloro che, come me, difendono la dimensione scientifica che si cela dietro la naturalità di questa differenza dovrebbero vedersi garantita dallo Stato l’occasione di dissentire di fronte a manifestazioni private e pubbliche che osannano la teoria gender.
Ecco perché, trovo particolarmente pericoloso questo ddl, e lo pongo alla stessa stregua dello spot che in questi giorni viene programmato nei media russi. Si tratta di due opposti, che evidenziano la profonda ignoranza dialogica che dovrebbe esistere di fronte a questa dimensione tanto sociale quanto cognitiva ed educativa.
Esistono tutti gli strumenti per ostacolare la violenza, e la violenza non cambia se viene espressa verso un eterosessuale oppure un omosessuale, oppure ancora un transgender. Sempre di violenza si tratta, e diventa difficile, se non impossibile, determinare il discrimine fra l’espressione del diritto a dire “no”, rispetto all’espressione di un pregiudizio con il quale si continua a dire “no”.
Mi sembra che questo governicchio di basse persone, non solo di statura, non sappia proprio cosa fare per avere un pugno di voti disperati. E sarebbe il caso che si limitassero ad avere solo buon senso, e potrei io stesso consigliare loro di istituire una task force alla cui direzione consiglierei la mia verduraia che ho sotto casa.
Lei saprebbe indicare con precisione dove utilizzare i cetrioli.
Soprattutto con chi.