Movimento senza stelle
È tutta questione di… vacuità.
Partiamo da questa ulteriore ed esilarante notizia.
“Non vado via dal Movimento Cinque Stelle, ma dalle persone che si sono impossessate di un progetto tradendo le speranze di 11 milioni di cittadini”. Queste sono le parole di Alessandra Ermellino, che ha ovviamente lasciato il gruppo Cinque Stelle alla Camera dei Deputati. Mi sembrano chiare le motivazioni.
È invece passata alla Lega la senatrice Alessandra Riccardi, in forte dissenso al voto del Movimento Cinque Stelle, specialmente rispetto al caso Salvini-Open Arms, nella Giunta per le immunità di Palazzo Madama.
Ora, io vorrei proporvi due considerazioni: a) si tratta, non a caso, secondo me, di due donne; b) si tratta di due persone che evidentemente hanno deciso di fare politica nella convinzione di portare avanti, davvero, una reale e concreta prospettiva ideale.
L’architettura neuro-cognitiva di un cervello femminile, che durante ogni forma di educazione all’interno di un gruppo sociale si trasforma in mente, culturalmente connotata, è decisamente diversa dall’architettura neuro-cognitiva di un cervello maschile. Ed abbiamo molte ricerche che dimostrano questa differenza (cfr. Louann Brizendine, 2007). Lo sviluppo del cervello femminile è dedicato all’utilizzo della parola come forma di mediazione per poter accogliere, supportare e sopportare tutte le eventuali differenze esistenziali ed emotive che nella vita si incontrano. Il cervello femminile è programmato per questo tipo di competenza affettivo-emozionale, con una particolare attenzione alle conseguenti forme di coerenza rispetto a ciò che si è promesso. E questo avviene perché ogni femmina umana è nelle condizioni di decidere o meno se diventare madre. E si diventa madri anche quando lo si è in modo adottivo. In sostanza, l’architettura cerebrale è rivolta all’utilizzo della parola, in associazione ad una lealtà di tipo emozionale-affettivo. Ovviamente, sto parlando di donne che hanno uno sviluppo “relativamente normale” nel corso della loro vita. Non prendo in considerazione le molte virago presenti al mondo (ma, statene certi, ve ne sono esempi anche in Italia… eccome!), perché le trovo banali, ammesso che non siano diversamente patologiche.
Dal mio punto di vista, quando riscontriamo comportamenti politico-affettivo-emozionali di questo tipo anche in cervelli maschili umani, significa che siamo in presenza di menti maschili in grado di connubiare al proprio interno elementi femminili con i quali colloquiano, producendo un comportamento decisamente molto più equilibrato.
Queste ultime constatazioni, mi conducono alla riflessione sulla seconda considerazione, la b): la dimensione ideale non ideologica che lega la mente femminile ai propri obiettivi. E questi ultimi, nel caso di una donna che faccia politica, sono generalmente legati alla cura della prole, che viene estesa, in questo caso, alla cura del proprio elettorato, con le sue convinzioni e progetti di vita.
E parlo di ideale, non di ideologia.
Molto spesso si confondono le due cose, cercando di denigrare la seconda come se non avesse nulla a che fare con l’idealità che ogni mente umana è in grado di produrre, specialmente in riferimento al futuro del gruppo culturale di appartenenza.
Ecco perché considero il comportamento di queste due parlamentari come una possibile speranza, all’interno del panorama politico italiano, specialmente confrontando il loro con comportamenti che altre donne presenti in politica hanno adottato, emulando lo stile aggressivo (quindi anche collusivo: tanto la corruzione quanto la collusione sono forme di aggressività gratuita) maschile.
Penso che il popolo italiano abbia proprio bisogno di persone di questo tipo, in tutti gli schieramenti politici presenti nel nostro arco costituzionale.
E, come tutti sapete benissimo, sono e resto fiducioso.