È tutta questione di… invisibilità.

Per ogni essere umano, il tempo è qualcosa d’importante, specialmente nel mondo occidentale. Non ne abbiamo mai a sufficienza, lo sprechiamo, lo spendiamo, lo perdiamo e persino lo risparmiamo.

Questi sono i verbi, con le frasi nelle quali sono inseriti, di cui ci serviamo per dire a noi stessi e al mondo cosa pensiamo del tempo, come lo utilizziamo e come lo consideriamo. Circa il 34% delle persone si sente continuamente in corsa contro il tempo, il 61% crede di non aver mai a disposizione del tempo in più, mentre il 40% della popolazione ritiene che il tempo sia più importante del denaro (Banks R., 1983, The tyranny of time, InterVarsity Press, Downers Grove, Illinois).

In genere, tutti noi abbiamo la sensazione che il tempo trascorra con una velocità che non possiamo controllare, come se ci scivolasse fra le mani. Ci sentiamo impotenti rispetto al tempo, come del resto ci sentiamo impotenti rispetto alla nostra crescita, al nostro invecchiamento, che avviene giorno dopo giorno senza la nostra consapevolezza.

E la cosa possiede aspetti positivi e negativi, come accade nella dimensione umana. Tutto di questo mondo è duplice. Esiste ovunque il rovescio della stessa medaglia. È la nostra condizione esistenziale, e non possiamo cambiarla. E in questa situazione ci sentiamo sempre indaffarati, non solo al lavoro, ma anche quando siamo in vacanza.

Nonostante questa condizione, dal punto di vista sociologico le ricerche dicono che negli ultimi quaranta o cinquant’anni abbiamo guadagnato in media tra le cinque e le sette ore di tempo libero alla settimana (Pentland W.E., Harvey A.S., Lawton M.P., McColl M.A., 1999, Time use research in social science, Kluwer Academic/Plenum Publishers, New York). Anche se siamo convinti del contrario, il tempo dedicato al lavoro è diminuito e abbiamo più tempo da dedicare a ciò che desideriamo.

È evidente che la maggior parte delle persone tende a sovrastimare il tempo che trascorre al lavoro, rispetto al tempo libero. Esistono vari tipi di svaghi, ovviamente, come al mondo esistono persone diversamente uguali.

Vi è uno svago attivo, secondo il quale si agisce personalmente facendo qualche cosa con qualcuno oppure da soli, e ve ne è uno passivo, in cui si trascorre il tempo senza fare nulla se non incamerare visioni ascolti oppure opinioni altrui. E qual è la situazione contemporanea “principe” in cui si realizza questo tipo di svago? Guardare la televisione. Un desktop domestico che procura alla nostra mente un relativamente basso piacere, una sufficientemente alta sensazione di sé, abbassando il livello di concentrazione ed energia e, per ultimo, un ottundimento del pensiero.

Questo è ciò che oramai tutte le ricerche sostengono. Eppure, abbiamo la percezione di avere poco tempo per noi.

Perché?

Per un motivo abbastanza semplice: trasferiamo la dimensione frenetica della nostra vita quotidiana anche durante l’impiego di attività che ci possono far star bene, cercando di fare in poco tempo molte cose. Quando siamo in vacanza, non dobbiamo lasciarci fuggire nulla: vela, nuoto, montagna, tennis, giochi di gruppo, pranzi e cene, paracadute, volo, e così via.

E il minimo che possiamo sviluppare – ci riferiamo all’idea che sviluppiamo nella nostra mente – è credere di avere poco tempo per fare, nella stessa vacanza, tutte queste cose. E quando non riusciamo a farle, andiamo in crisi per dover stabilire la priorità di alcune di loro rispetto alle altre.

Ecco perché risulta fondamentale sapere che in questo uso del tempo, nella prospettiva temporale che adottiamo nella nostra vita, risiede il segreto per condurre una buona vita.

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