È tutta questione di… realismo.

Per la mente umana, che una cosa sia realmente esistente, oppure esistita, spesso non ha molta importanza, mentre è fondamentale l’atto con cui essa crede che qualcosa sia oppure non sia.

Se così non fosse, non ci si potrebbe innamorare, visto che il processo seduttivo si basa proprio su aspetti immaginifici, ideali e mistificanti grazie ai quali si tende a vedere nell’altro/a solo il meglio e il positivo. Ma questo meglio non è poi così quotidianamente visibile, perché nella realtà di tutti i giorni, alle buone intenzioni non seguono sempre le equivalenti realizzazioni.

Nella routine della vita si scopre che l’amore, ad esempio, possiede molteplici facce, anche se tutte appartenenti alla medesima medaglia. Appare chiaramente che le intenzioni, i desideri e i progetti di una vita in comune non si possano basare, come durante l’innamoramento, su aspetti onirici.

Se voglio vivere assieme ad una persona, per un numero cospicuo di anni, devo ragionevolmente fare in modo che la mia mente trasformi l’attrazione sessuale iniziale legata al piacere fisico, in una attrazione esistenziale permanente. E diventa nodale, nel funzionamento della mente, il ruolo della razionalità biologicamente e fisiologicamente coordinata con la parte più emozionale e profonda di noi.

Qualsiasi progettazione umana necessita di una forte dose di volontà, unitamente alla presenza di una condotta di vita, che, in quanto tale, si trasforma in stile di vita.

Sulla base di queste semplici e chiare considerazioni, penso sia interessante per tutti noi riflettere su come, e quanto, la nostra politica nazionale (ma non solo…) sia caratterizzata da precise condotte di vita, trasformatesi in annosi stili di vita.

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