È tutta questione di… realtà.

Proviamo a pensare di avere fame, molta fame, e di passare accanto ad una tavola calda self-service. Vediamo come potrebbe essere analizzata la nostra esperienza sensoriale in questo caso.

Informazioni generali, come verificare se all’interno della tavola calda vi è molta gente o poca, se il profumo è invitante, e se i colori sono accoglienti ci faranno decidere se entrare o cercare qualche cosa di diverso. Appena entrati, una volta al bancone, cominceremo a valutare l’offerta delle diverse proposte culinarie, dando anche un’occhiata alle persone che si trovano dietro, pronte a servirci: se ci sorridono, se sono grasse oppure magre, quante femmine e quanti maschi, e se indossano il copricapo.

Una volta deciso cosa prendere, ed eventualmente con in mano il nostro trancio di pizza, andremo a prendere posto al tavolo, ricevendo ulteriori informazioni dalla periferia del nostro corpo: quanto indicativamente può pesare il trancio, il profumo che emana, il colore del pomodoro e quello del formaggio. Sono informazioni che investono il naso, ma anche la lingua, tutte assieme alla visione, possono contribuire a fornirci l’idea di come sarà il sapore del trancio di pizza.

Inoltre, una volta seduti, dovremmo ricevere le giuste informazioni, decodificate ed elaborate dall’udito, per stare al tavolo in posizione eretta, quindi in equilibrio, per non cadere, prestando anche attenzione al chiacchiericcio dell’ambiente, se dovesse disturbarci troppo.

Infine, iniziando a mangiare cominceremo anche a parlare a noi stessi circa la scelta effettuata, ossia se abbiamo fatto bene ad entrare, se sarà sufficiente, in nome della fame, un solo trancio di pizza e se uscendo saremo soddisfatti. Iniziamo, cioè, una serie di elaborazioni cognitive più coscienti sul seguito della nostra scelta iniziale. Intanto, grazie a questa serie quasi interminabile di stimoli esterni ed interni la nostra mente risponde, assieme al corpo, attivando reazioni, azioni, desideri, aspettative e pensieri.

Ecco, questa è ciò che possiamo definire una normale esperienza sensoriale e percettiva assieme, perché realizza in noi un adattamento allo stimolo iniziale della fame e ci permette di continuare il progetto iniziale che avevamo in mente.

In sostanza, la nostra identità è la sintesi quasi perfetta di processi neurofisiologici e della loro applicazione in comportamenti che favoriscono il nostro grado di adattabilità all’ambiente. E l’esempio appena riportato ci fa comprendere come la nostra esperienza nel mondo sia sostanzialmente multisensoriale, sempre, anche quando crediamo di utilizzare un sistema percettivo al posto di un altro.

Le cose, nel nostro organismo e nella nostra mente, procedono sempre in parallelo, con priorità e gerarchie diverse, ma comunque assieme. Mi sembra che queste considerazioni possano essere metaforicamente significative, specialmente in riferimento all’andamento comportamentale di questo nostro mondo contemporaneo e globale.

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