È tutta questione di… futuro.

Esiste un’ipotesi evolutivo-culturale denominata spinta culturale.

Questa idea considera alcuni apprendimenti sociali come migliori, perché in grado di influenzare fortemente l’intero gruppo umano che vi partecipa.

In quest’ottica, è importante la dimensione del gruppo umano che vive questo miglioramento neuro-cognitivo, e non solo con utensili innovativi, ma anche con strumenti simbolici. Più il gruppo è grande e più tempo si trascorre in compagnia di altri individui, maggiori sono le opportunità di un apprendimento socioculturale efficace. Provate a pensare, secondo questa prospettiva, cosa hanno di fatto determinato il Web e l’ingresso nella nostra vita culturale e simbolica dei Social. Una possibilità, più o meno conscia, di apprendere comportamenti, tanto positivi quanto negativi, dall’interazione con un gruppo umano quasi infinito, come è quello degli internauti che utilizzano chat ed altre applicazioni.

Certo, come in tutte le cose umane, vi sono risvolti negativi, specialmente quando uno strumento innovativo deve assestarsi, nella sua funzione e utilizzazione, nel corso del tempo. Vi sono alcuni strumenti che necessiteranno di un certo lasso di tempo per diventare dirompenti come è accaduto con l’invenzione del web.

Il tempo, ossia il trascorrere, in uno spazio, di esperienze comuni è fondamentale all’interno della vita di questo pianeta, proprio perché è grazie ad esso che esiste la capacità di progettare, desiderare e verificare tali atteggiamenti. Ed è il tempo che permette a tutti noi, con le diverse spinte culturali, di collegare a queste stesse spinte alcune prestazioni cognitive.

Il noi è il motivo fondamentale per cui ogni individuo cerca negli altri, nei propri simili, il motivo della propria stessa esistenza. E, forse, questo sentimento che ci lega agli altri, anche quando lo neghiamo, è vivo anche in tutto ciò che è diverso da noi, lontano dalla nostra usuale prospettiva. Tutto ciò per cui vale la pena di vivere sembra andare oltre la nostra quotidianità, anche se grazie ad essa noi tutti viviamo.

Mi spiego meglio.

Quando andiamo a passeggio, da soli oppure in compagnia, per rilassarci dopo molte ore trascorse al lavoro, lo facciamo con due fondamentali atteggiamenti mentali: a) ritrovare qualche amico/a, oppure qualche situazione, che ci ha fatto stare bene o nella quale ci siamo sentiti a nostro agio, con lo scopo di continuare a provare le stesse sensazioni di benessere; b) trovare qualche cosa di nuovo, che alimenti e soddisfi la nostra curiosità di scoperta, per ritornare a casa soddisfatti della novità.

In sostanza, la nostra mente desidera mantenere una buona quota di sicurezza esistenziale (attraverso le conferme di ciò che ci fa stare bene) e un’altra buona quota di insicurezza esistenziale, grazie alla quale possiamo migliorare il nostro benessere, andando incontro al nuovo, a nuove esperienze di vita personali.

Tutti noi, insomma, desideriamo conferme e rivoluzioni.

Siamo fatti così, siamo programmati in questo modo, come esseri umani e tutta la nostra evoluzione è all’insegna di questi due fondamentali atteggiamenti. Tutte le culture, a tutte le latitudini e longitudini, vivono la propria vita in questo modo, perché si tratta dell’espressione di una dimensione biologicamente determinata.

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