È tutta questione di… partecipazione.

Come tutti sappiamo, siamo prossimi all’elezione del nostro nuovo Presidente della Repubblica. Un’elezione che spetta al Parlamento (ed ai delegati delle regioni) e che dovrà eleggere chi rappresenterà per 7 anni, nel suo modo di essere e di agire, l’intero popolo italiano.

Certo, molte cose sono cambiate in questo periodo storico recente, specialmente in seguito all’avvento della pandemia, la quale modificherà il suo modo di esistere, ma continuerà ancora per anni a farci compagnia. Sarà dunque il caso che siano gli esseri umani a modificare qualche loro atteggiamento, proprio perché all’interno del Sistema Natura le cose accadono, fortunatamente, al di fuori della nostra piena volontà.

Nella nostra relazione evolutiva, quella tra noi e la Natura, anche se non possiamo agire in piena volontà, ci permettiamo di influire con una parziale, e a volte, vincolante arbitrarietà.

Come voi tutti sapete, credo fermamente in una evoluzione che sappia culturalmente attribuire un peso diverso, rispetto all’attuale, alle figure femminili. Per questo motivo, penso davvero che sarebbe oltremodo significativo avere come Presidente della Repubblica una donna, e in nome di una serie di motivi.

Il primo, a livello simbolico e di comunicazione, potrebbe significare l’ingresso di una diversa consapevolezza popolare rispetto al ruolo delle donne all’interno della politica nazionale, con lo sviluppo di una maggiore autostima del mondo femminile verso se stesso e dunque verso la nazione stessa.

Il secondo motivo è che potrebbe essere un segnale relativamente importante di una crescita generale della nazione, specialmente in riferimento ad alcuni temi esistenziali e antropologici che sono certamente più sentiti all’interno dell’universo femminile rispetto a quello maschile. Mi riferisco alle questioni relative alla maternità, educazione, inclusione, tolleranza, gestione del potere, visione progettuale globale, attenzione alle differenze di genere e alla differenziazione sociale del lavoro, sia verticale che orizzontale.

Il terzo (e per brevità sarà anche l’ultimo, in questo articolo…) è legato al fatto che il sistema neuro-cognitivo femminile presenta una serie di caratteristiche strutturali che permettono una migliore gestione del tempo, e dunque della progettualità, rispetto al sistema maschile. E non sto affermando che quest’ultimo non sia efficace ed utile, ma sto dicendo che nella gestione del tempo il sistema femminile è vincente, evolutivamente parlando, rispetto a quello maschile.

Ecco perché desidererei che il mio prossimo Presidente della Repubblica fosse una donna (ovviamente, di valore…).

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