È tutta questione di… benessere.

L’evoluzione di tutte le specie viventi, e dunque anche la nostra, dimostra che l’obiettivo fondamentale di tale sviluppo è il miglioramento del nostro benessere fisico e mentale. Si parla, infatti, a questo proposito, di massimizzazione della propria fitness.

In questa prospettiva, dunque, è interessante ragionare sull’utilità che può aver giocato, e continua a giocare, nell’evoluzione dei comportamenti umani, la dimensione morale. In sostanza, come abbiamo fatto a ritenere utile, quasi obbligatorio, essere onesti con gli altri e aiutarli?

Sono due le tradizionali risposte che l’evoluzionismo fornisce a questa domanda.

Per quanto riguarda la prima, acquista un significato importante, sempre in ottica evolutiva, aiutare i propri parenti, perché sono le persone con le quali un individuo condivide gli stessi geni. E in questo caso, tale processo si definisce fitness inclusiva.

La seconda risposta afferma che nel corso dell’esistenza umana sorgono situazioni di reciprocità, in cui due individui si scambiano un favore, perché entrambi ne traggono un vantaggio a lungo termine.

È però importante sottolineare che moralità non vuole dire “essere gentili con i propri parenti”.

Inoltre, anche la reciprocità è un comportamento rischioso, perché può accadere, come di fatto accade nella vita di tutti noi, che un individuo possa ottenere un beneficio da qualcun altro, in qualsiasi momento, e poi andarsene, e lasciare l’altro nei guai. L’essenza della moralità umana è dunque da ricercarsi altrove.

E forse risiede nel sentimento di responsabilità che gli esseri umani avvertono gli uni nei confronti degli altri.

Negli ultimi anni, è stata avanzata un’ipotesi interessante circa la nascita della moralità umana. L’idea base è che, all’interno di un gruppo sociale, ciascun individuo dipende da tutti gli altri, tanto per la propria sopravvivenza quanto per il proprio benessere. Quindi, in questa modalità tutti operano secondo una logica di interdipendenza, nella quale se un individuo dipende da un altro, è nell’interesse dell’uno fare in modo di garantire il benessere dell’altro. In sostanza, se dipendiamo gli uni dagli altri, dobbiamo prenderci cura gli uni degli altri.

Come si è giunti a questa situazione?

Molto probabilmente, sono state le particolari circostanze evolutive ed esistenziali ad alimentare questa interdipendenza. Gli esseri umani si sono trovati nella necessità di vivere in modo sempre più collaborativo, specialmente nella ricerca di cibo e di altre risorse di base.

Per esempio, rispetto ai nostri parenti più vicini, scimpanzé e bonobo, il nostro comportamento è totalmente diverso. Gli scimpanzé e i bonobo vanno alla ricerca di frutta e vegetazione in piccoli gruppi, ma quando trovano le risorse ogni individuo agisce col solo scopo di ottenere cibo per sé, senza tenere conto degli altri. Qualora sorga un conflitto, la soluzione è combattere per esprimere e confermare il dominio del più forte. Si tratta di una forma di approvvigionamento di cibo assai più vicina a quella di leoni e lupi, che alle forme di collaborazione degli esseri umani, per la ricerca di cibo.

Ora, la mia domanda a noi tutti è se siamo davvero parte dell’Homo Sapiens sapiens, oppure se la globalizzazione non ci stia chiedendo di programmare una collaborazione umana di ben altro respiro rispetto all’attuale.

E questo vale, secondo me, per tutte le nazioni del globo.

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