Dare senso alle azioni
È tutta questione di… riflessione.
Tutti noi sappiamo che la società è costituita da un insieme di persone che vivono in un preciso territorio, e hanno in comune la stessa cultura.
I vari tipi di interazione che ciascun individuo mette in atto nel suo vivere in società consolidano tali comportamenti nel tempo giorno dopo giorno strutturano veri e propri modelli di azione.
Infatti, i modelli di interazione si protraggono nel tempo e si trasformano in routine così costanti che sembrano assumere una loro vita propria, indipendente dagli individui che li hanno elaborati. Per il sociologo Georg Simmel (1858-1918) queste interazioni costituiscono i mattoni su cui si fonda una società.
Per renderci conto dell’importanza di questa intuizione interpretativa del nostro vivere in società, proviamo a pensare alla routine della nostra vita quotidiana.
Quali sono le persone con le quali interagiamo quando ci svegliamo al mattino? In che modo raggiungiamo il nostro posto di lavoro e chi incontriamo durante il percorso? Quali sono le persone e le modalità con cui interagiamo nel corso della giornata?
Bene, dalle risposte che ognuno di noi è in grado di fornire a queste domande è possibile individuare gli elementi fondanti che costituiscono la struttura sociale alla quale apparteniamo, proprio perché questi elementi sono fenomeni ricorrenti che emergono dalle nostre attività quotidiane.
In effetti, ogni essere umano costruisce la struttura sociale all’interno della quale vive a poco a poco, lavorando collettivamente, insieme alle altre persone, per attribuire significato al caotico mondo sociale nel quale esiste. Ecco perché è possibile esaminare i metodi utilizzati dalle persone per attribuire significato alle proprie attività quotidiane, evidenziando le modalità con cui ogni individuo crea collettivamente una struttura sociale durante le interazioni di tutti i giorni. Questo tipo di studio è l’oggetto di una disciplina assai interessante, l’Etnometodologia.
A questo proposito, sono decisamente interessanti gli esperimenti denominati Breaching Experiments, condotti da Harold Garfinkel, un ricercatore di Scienze sociali vissuto tra il 1917 e il 2011.
In questi esperimenti di violazione, le persone coinvolte infrangono intenzionalmente le regole sociali, ignorando una serie di norme e di comportamenti consolidati. La violazione di regole a cui normalmente non viene data attenzione (proprio perché implicite e consolidate nel tempo) fornisce illustrazioni creative e spesso umoristiche della struttura sociale della nostra vita quotidiana.
In uno di questi esperimenti, l’autore chiese ai propri studenti di comportarsi come fossero ospiti anziché membri della famiglia quando fossero tornati a casa dei genitori per le vacanze. Gli studenti identificarono subito i modelli di comportamento di base nella relazione genitori-figli quando videro la reazione stupita dei propri genitori, rispetto al loro strano e sorprendentemente gentile modo di comportarsi quindi nel loro atteggiamento.
In un altro esperimento ancora, l’autore inviò alcuni suoi ricercatori al supermercato, incaricandoli di togliere degli articoli dai carrelli dei clienti. Quando i malcapitati li insultavano, i ricercatori rispondevano che era molto più comodo servirsi dai loro carrelli che setacciare gli scaffali strapieni di roba. I clienti si mostravano dunque sorpresi e a volte anche irritati da questo comportamento, attendendosi scuse e spiegazioni, facendo quindi emergere l’implicita convinzione che, una volta piazzati nel carrello, gli articoli appartenessero al cliente, anche se questi non li aveva ancora pagati.
Ecco che cosa accade durante i processi di integrazione fra i membri di diverse culture: tutti gli individui si ritrovano a dover condividere, nello stesso spazio geografico e di vita quotidiana, diverse modalità di comportamento (routinario e quotidiano) che possono fra loro confliggere.