POLLIÈ tutta questione di… povertà mentale.

Partiamo da questa notizia.

Essere il Paese che possiede il 75% (più o meno…) del patrimonio artistico-culturale del mondo; rappresentare l’espressione della quasi migliore creatività stilistico-scientifica; trovare le soluzioni nelle più disparate difficili situazioni (ciò che comunemente chiamiamo “l’arte dell’arrangiarsi“); essere i maggiori artefici del Rinascimento, con tutte le conseguenze di cui il mondo continua a godere e che dipendono ovviamente da noi; ebbene tutto questo, non ci salva dall’essere considerati incapaci di percepire la realtà che ci circonda.

Se le cose stanno così, ossia se diamo credito a questa statistica, è evidente che la storia delle nostre invenzioni intellettuali ed artistiche (da Galileo, Leonardo, Michelangelo, Caravaggio, Marinetti… e mi fermo), e del nostro ruolo nello sviluppo della specie sono semplicemente un epifenomeno. Come se il popolo italiano dimostrasse di non aver ancora imparato il metodo sotteso alla ricerca scientifica ed artistica che agevola la visione e l’interpretazione del mondo.

In effetti, anche il rapporto dell’Istat del 2020 ci presenta un’Italia con livelli di scolarizzazione tra i più bassi dell’Unione Europea, nonostante la diffusione dell’istruzione sia cresciuta notevolmente.

La situazione rimane relativamente grave fra i più giovani.

In effetti, uno dei problemi fondamentali che anche io riscontro, nella mia esperienza di docente universitario, è proprio il fatto che i nostri giovani, pur riuscendo a memorizzare una serie di informazioni importanti nell’esercizio della loro professione futura, una volta laureati, continuano a presentare un’incapacità critica nel leggere il mondo contemporaneo. In sostanza, sanno studiare e ricordare, ma hanno difficoltà a sviluppare (quindi attuare) un pensiero critico sulla realtà che li circonda.

Stiamo crescendo generazioni di italiani che non sono in grado di discernere ciò che accade realmente, sulla base di statistiche che possono essere recuperate con facilità ovunque in Internet (ma non solo, perché anche i libri sono utili…), da ciò che viene comunicato per fini elettorali. E ovviamente a questa situazione contribuiscono tutte le compagini partitiche.

Ecco perché qualsiasi volontà popolare, specialmente quella espressa dai nostri giovani in una cabina elettorale, risulta essere una vera e propria mistificazione reattiva della realtà. Stiamo “allevando” polli inconsapevoli e presuntuosi. D’altra parte, che attenderci visti gli influencer, i nuovi maestri di vita?

Forse, in tutto questo, vi è una responsabilità anche della scuola che qualche domanda dovrebbero farsela interpellando i Ministeri dell’Istruzione, dell’Università e dei Beni Culturali.

Ma, sanno farsele, loro, le domande? Sanno anche solo produrle grammaticalmente e sintatticamente?

Mah!

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