È tutta questione di… sporcizia.

La notizia del momento è questa, e il momento dura ormai da molto, dando l’impressione di essere in un’unica sequenza di un film dell’orrore. In realtà, siamo quotidianamente circondati da orrore e nella nostra mente affollano, in sembianze diverse, immagini di morte. Come in questo caso, appunto.

Siamo di fronte a persone che praticano, mantengono e desiderano uno stile di vita basato sul sopruso nei riguardi di chiunque incontrino sul loro cammino, indipendentemente dal sesso, dall’età e dall’etnia di chi ha la sfortuna di incontrarli. Nulla, nessun individuo, può essere uguale a loro, se non il clone di loro stessi, con una visione pessima della vita, e di qualsiasi forma di sopravvivenza autonoma.

Non si tratta di odiatori seriali, ma di molto peggio: si tratta, secondo la mia prospettiva, di repressi para-maschi frustrati e in branco, drogati, con una struttura cognitiva debolissima, senza i fondamentali strumenti intellettuali con i quali affrontare una società depravata come la nostra.

E vi è persino qualche essere umano che attribuisce la colpa di questi misfatti alle palestre, oppure alle arti marziali, o ancora a qualche specifico sport, come se l’eliminazione di un luogo in cui possono essere presenti alcune psico-patologie, anche se contenute nel luogo stesso, ci potesse salvare da questa selvaggia forma di violenza.

Eppure, qualcuno, che evidentemente non conosce la saggezza delle arti marziali, la filosofia esistenziale ad esse sottesa, oppure le basi socio-culturali su cui si fonda il vero sport, per semplicismo elettorale, sostiene una simile scemenza.

Ebbene, quale potrebbe essere l’origine di tutto questo?

I media, la politica, il quartiere, la struttura sociale italiana che non garantisce nessuna mobilità sociale, la deprivazione quotidiana dei propri desideri di futuro (tanto a scuola come in famiglia), se non viaggiando come tossici repressi che abbisognano di farsi forti di fronte a tutto e tutti.

Siamo in presenza, con evidente progressione, di individui che nella loro frustrazione rappresentano la crescente insoddisfazione, sempre più presente, nelle relazioni umane, e la consapevolezza che nessuna istituzione sia garante di una essenziale protezione.

Tutta la nostra vita è questione di protezione, ricevuta e dunque donata.

E, fino a quando non capiremo questo, avremo questa classe politica, queste famiglie disperate, anche nella loro positiva volontà di educare al meglio.

Mi sento in lutto universale.

Per loro, gli assassini, per le istituzioni e per una nazione che continua a morire giorno dopo giorno, e nemmeno troppo lentamente.

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