È tutta questione di… cognizione di sé.

L’abilità di tenere sotto controllo il processo mentale grazie al quale si prendono decisioni, circa il proprio fare e il proprio progettare esistenziali, prende il nome di automonitoraggio del processo decisionale.

In altri termini, quando possediamo un buon livello di autoconsapevolezza esistenziale, siamo in grado di sapere se disponiamo o meno di tutte quelle informazioni che gli permettono di realizzare (o meno) una buona progettazione della nostra vita.

Diventiamo, cioè, in grado di prendere una decisione comportamentale informata.

Il monitoraggio degli esiti di un’azione è il prerequisito di un sistema progettuale esistenziale capace di autoregolarsi, e diventa dunque fondamentale durante il processo decisionale, che sta a monte e continua in fase di progettazione.

Questo avviene utilizzando capacità cognitive e abilità tecnico-operative come la memoria, la discriminazione e la raccolta di informazioni ambientali accessibili.

Nell’ottica dell’antropologia fisica, lo sviluppo cognitivo della nostra specie avviene grazie alla scoperta dello strumento, qualunque esso sia, che permette di essere utilizzato per vincere in azioni competitive, con lo scopo di mantenersi in vita. Eppure, rispetto alle antropomorfe a noi vicine, la nostra specie costruisce una dimensione cooperativa che la rende ancora più adattabile ed ecologicamente vincente in numerose situazioni. La nostra vita sociale è organizzata in modo cooperativo e molto più che in altri primati, e l’io progettuale, appunto individuale, si è evoluto in un noi progettuale, dove la condivisione diventa occasione di sviluppo culturale.

In genere, come sta accadendo proprio in questo periodo storico, sono le situazioni ecologiche esterne ad esercitare una pressione al cambiamento, verso nuove forme di vita e di pensiero.

Ebbene, oggi, anche grazie alla globalizzazione, tanto nei suoi aspetti positivi quanto negativi, diventa sempre più impellente che la progettazione, rivolta verso qualsiasi settore della creatività umana, acquisti nuove forme di comunicazione cooperativa. Queste ultime, quando ripetute nel tempo e se più compartecipate da gruppi di individui anche in territori tra loro lontani, intervengono modificando lo sviluppo ontogenetico.

Esse favoriscono e stimolano la costruzione individuale di nuove rappresentazioni cognitive e di automonitoraggio verso una dimensione sempre più sociale, appunto di cooperazione e di collaborazione.

In poche parole, si sta formando oggi un universale nuovo modo di pensare a se stessi, sia come individui che come specie.

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