Forze armateÈ tutta questione di… civiltà.

Fa discutere, come spesso accade da un po’ di tempo a questa parte, l’ultima esternazione del Ministro Matteo Salvini.

Io credo che le situazioni mentali e comportamentali nelle quali si trovano i cittadini italiani, giovani e meno giovani, siano figlie dei tempi. Ossia, figlie della crisi, perché in crisi esistenziale si trova il mondo intero.

A livello diplomatico si parla di “Geometrie variabili”, ossia di accordi che cambiano in base ai diversi tavoli di trattative, disconoscendo le alleanze storiche, per comporne altre, più economicamente rilevanti agli scopi. Le nazioni, tutte, sanno cosa debbono fare per salvaguardare un pianeta che sta lentamente morendo, proprio per l’incuria umana, al di là dei naturali e ciclici cambiamenti di clima. La povertà presente e dilagante nel mondo intero origina quella emigrazione necessaria alla nostra specie per mantenersi in vita, desiderando un futuro possibile per la prole; pensare che l’economia, considerata solo come PIL, possa continuare a crescere infinitamente non è solo infantile, ma decisamente privo di fondamento scientifico.

Queste sono solo alcune delle condizioni esistenziali comuni a tutti gli Stati del mondo.

E il risultato mentale nei cittadini che le vivono, e che, nella misura che a loro è permesso, contribuiscono ad alimentare, è uno spaesamento identitario, la sensazione di trovarsi quasi sempre fuori luogo, senza una prospettiva condivisa e plausibile di appartenenza alla specie umana. Stiamo producendo menti disadattate, sempre più schizoidi, ossia divise al loro interno, fra la richiesta di una stabilità e la consapevolezza di un futuro lasciato al caso.

Ecco, tale situazione, secondo me, è presente anche in quella compagine che dovrebbe, in ogni Stato, contribuire ad alimentare il sentimento di orgoglio nazionale, che si fonda, come è noto, dalla conoscenza della propria storia nazionale, delle conquiste e dei morti che hanno dato la loro vita per questo nostro apparente benessere. Questo è sentimento civico, sentimento di appartenenza, benché non sia esclusivo al punto tale per cui debbano erigersi muri, barriere e differenze improduttive fra i popoli. Ma non sapere “chi siamo e da dove veniamo”, come popolo nazionale, è la prima considerazione che dobbiamo dedurre, di fronte alle parole di Salvini che, non a caso, ha introdotto il problema parlando agli Alpini.

Non possiamo, secondo me, tornare alla leva obbligatoria tout court, proprio per il suo anacronismo, ma non possiamo nemmeno permetterci di avere uno spreco impossibile di risorse concesse a forze armate poco controllate nella loro reale utilità, funzione e importanza nazionale. Abbiamo ruoli nelle Forze Armate che sono decisamente sottopagati, mentre gli ufficiali si trovano ad essere remunerati spropositatamente, solo per la casta che rappresentano. In questo modo, certamente, non avremo educazione civica né amor di patria.

A proposito: esiste ancora l’amor di patria?

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