Votare?
È tutta questione di… scheletri nell’armadio.
Sarà il caso, penso, di ricordare a tutti noi con chi abbiamo a che fare, specialmente in questo periodo storico italiano: la peggiore depressione cognitiva, morale ed antropologica che la nazione si trova ad affrontare.
Quindi, per farci un’idea sulle persone, e i partiti, oppure i Movimenti, che ci chiedono il voto, potrebbe essere utile riflettere su quanto segue.
La scuola italiana è in queste condizioni. La considerazione essenziale che possiamo permetterci, se abbiamo ancora un minimo di memoria funzionante, è che tutte le cose dichiarate dalla Ministra-Minestra sono fandonie, propagandistiche e disperazioni politiche, in perfetta sintonia con la logorrea partitica che tutte (e ripeto, tutte) le parti politiche manifestano. Una manifestazione che, sappiamo, è costantemente e continuamente senza vergogna, una delle emozioni cosiddette sociali. Emozioni che si interiorizzano dall’età di tre anni in poi, in quasi tutte le culture umane, storiche ed astoriche, grazie all’educazione maschile. Per educazione maschile, mi riferisco, ovviamente, a quell’atteggiamento mentale, biologicamente determinato e culturalmente veicolato, che appartiene alla dimensione maschile dei due generi (maschile e femminile, appunto). Ritornando a noi: non ci sono banchi, docenti e nemmeno l’organizzazione per riaprire le scuole in sicurezza, perché in tutti questi mesi la Minestra, assieme ai funzionari del Ministero, non è stata in grado di prevenire una situazione prevedibile.
Questo signore si presenta, in tutto il nostro sfilacciato e bucato stivale, da solo. Per la prima volta, gli elettori valuteranno il suo operato, e le sue promesse pagnottiste, secondo la migliore delle tradizioni italiche: dire cose e non fare alcunché o fare l’opposto. In fondo, l’espressione temporale di Santa Romana e Madre Chiesa insegna quanto sia fruttuosa questa politica da secoli. E lui, empatico a mille nei confronti di questa strategia antropologico-esistenziale, rischia davvero di andare a finire contro il muro della disillusione toscana. Un atteggiamento che sta crescendo ovunque, anche nei piccoli paesi di questa meravigliosa regione, governata da decenni da inqualificabili corruzioni e collusioni.
Quest’altro signore riceve da una signora, cittadina immigrata congolese e regolare, la realizzazione concreta delle conseguenze propagandistiche che propugna oramai da anni, per la salvezza di una nazione che non esiste. Non esiste una nazione, ma esistono le vite che cercano solo di sopravvivere senza lavoro, senza progetto, senza prospettive e sull’orlo di una debacle economica che sta sempre più rivelandosi attuale e realistica. L’aspetto interessante è, ovviamente, come il popolo interpreta la propaganda politica, ossia: crede che i politici dicano la verità circa quello che esprimono. In realtà, i politici, compresi quelli del centro-destra (dai moderati agli estremisti) così come quelli di centro-sinistra (dai moderati agli estremisti) dicono solo quello che gli elettori vogliono sentirsi dire, per non perdere la possibilità di governare, ma senza migliorare le cose. Nessuno di questi politici crede davvero in quello che dice. Parlano quasi tutti per avere voti, portare avanti i personalismi in parlamento (e questo referendum serve proprio allo scopo…) e produrre tutti quei comitati di affari con i quali si garantiscono collusione e corruzione. In politica, in questa politica attuale, non vi è alcuno spazio per coloro che siano essenzialmente onesti, leali e coerenti verso la minima idea etico-morale accettabile.
In conclusione, dunque: siamo in questa situazione grazie ai media asserviti al clientelismo che procura loro il pane quotidiano; grazie ai politici che chiedono il voto per assicurare una vita decente a loro stessi e alla famiglia; grazie ai Movimenti che nel breve spazio di poche legislature si adeguano perfettamente a tutto ciò che criticavano, superando decisamente i loro predecessori; grazie ad una famiglia lasciata completamente sola nelle sue azioni educative da uno Stato che non sa gestire la scuola, nemmeno nei suoi fondamentali.
In questo periodo, ricevo spesso telefonate con le quali mi chiedono il voto, tutti, perché, come sapete, vivo (meglio scrivere, sopravvivo) in Toscana.
Cosa rispondo?
“No, non le do il voto. E non mi disturbi più, per favore”.