Occhi al cielo
È tutta questione di… riflessione.
Spesso abbiamo alzato gli occhi al cielo, perché nella vita non ci sono mancate le occasioni per farlo.
Certamente l’avranno fatto anche i nostri antenati che, una volta eretti, si sono ritrovati ad ammirare il mondo da una prospettiva diversa. Finalmente potevano sperimentare che tutto cambia quando ci si regge su due piedi. Questa conquista non è stata una cosa di poco conto e lo possiamo capire osservando un bambino che impara a camminare.
I tentativi sono molti e possono durare un anno intero. Anche le cadute sono molte, ma alla fine si raggiunge l’obiettivo, cioè fare sì che la testa assuma una posizione che permette una nuova visione del mondo.
Tutto questo ha però un inizio in colei che per nove lunghi mesi ci ha messo nelle condizioni di venire al mondo. Dentro di lei abbiamo sviluppato quelle potenzialità che, una volta nati, hanno fatto di noi degli esseri umani, dei viventi dotati di volontà, desideri e coscienza.
La nascita è un misterioso evento che nessuno di noi ricorda, e che è rimasto pressoché immutato nel corso dell’evoluzione. Noi oggi nasciamo nello stesso modo, fisiologicamente parlando, di come si nasceva nella notte dei tempi. La nascita è l’effetto naturale del concepimento, la sua conclusione più ovvia, anche se molto spesso in natura questo non avviene.
E il nostro processo di crescita è qualcosa di lento e costante nel tempo, senza nessuna interruzione, anche quando crediamo di essere stati interrotti da qualche evento oppure situazione.
La nostra mente, proprio perché lo è anche il nostro cervello, è sempre in movimento, sempre in cambiamento.
Bene, sulla base di queste semplici ed evidenti considerazioni, siamo sicuri di essere in un mondo che cambiando stia guardando il cielo per meglio comprendere l’obiettivo finale al quale tendere?