È tutta questione di… curiosità.

Il bambino, durante la sua lenta crescita, scoprirà molte cose del mondo e i modi di reagire ad esso, all’interno di sé stesso.

Una delle scoperte più interessanti che andrà a fare riguarda i concetti di presenza ed assenza. Per capire questo fondamentale dato cognitivo, egli attua una serie di esperimenti.

Avete mai visto i bambini giocare a nascondino, divertirsi cioè con un adulto, o un coetaneo, a sparire dietro lo stipite di una porta facendo “babau”? Sicuramente vi sarà capitato. Bene, attraverso questo elementare gioco il bambino sta cercando di capire se quando voi non lo vedete più lui esiste sempre e, nello stesso tempo, quando lui non vi vede più, se voi esistete lo stesso. In sostanza, egli sta cercando di capire, con una serie di tentativi basati sulla visione, se le cose in questo mondo, compreso lui stesso, esistono anche quando non riusciamo a vederle. Si sorprende quando capisce che anche le cose che non si vedono possono riapparire di nuovo e possono dunque esistere anche senza la sua presenza.

Questa scoperta non è una cosa di poco conto, perché permette al nostro cucciolo umano di cominciare a porsi qualche domanda semplice, ma di fondamentale importanza sul suo mondo e le proprie capacità di capirlo.

In effetti, le esperienze di questo tipo costituiscono le basi di una forma di pensiero molto importante per la nostra specie, vale a dire il pensiero astratto.

Oggi sappiamo anche che esiste una particolare popolazione di neuroni che elabora questo pensiero, ossia quella situata nel lobo frontale del nostro cervello. Il gioco che abbiamo descritto viene svolto da tutti i bambini della nostra specie, a tutte le latitudini e longitudini, perché si richiama ad una caratteristica biologica della nostra evoluzione.

Ognuno di noi si rende conto di quanto sia importante questa sperimentazione senza la quale non sarebbe possibile pensare che nella vita esistono cose che io non vedo, oppure non ascolto direttamente, ma che, ad esempio, altri mi raccontano.

Senza questo processo di conoscenza, anche voi avreste difficoltà ad associare, alle parole che state leggendo, riferimenti precisi. Lo potete fare proprio perché durante la vostra infanzia avete fatto esperienza degli oggetti cui le parole si riferiscono, ed ora sapete che gli oggetti nominati esistono anche se non li vedete.

Così, le parole diventano il simbolo di quello che un tempo è stata una nostra esperienza di vita.

E sulla base di questi contenuti, auguri a tutti gli studenti, dai bambini ai giovani adulti, unitamente ai loro docenti, di trascorrere un anno in cui le parole diventeranno opportunità evolutiva solidale.

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