In treno
È tutta questione di… disperazione.
Sabato scorso, come mi capita almeno ogni quindici giorni e per lavoro, mi trovavo in treno diretto verso casa.
Ad una stazione, esattamente Sarzana, sale un gruppo di adolescenti (tra i 14 e i 17 anni circa): ubriachi fradici, senza mascherina (ovviamente…), con la sigaretta in mano, bottiglie di birra, bicchieri di plastica con super alcolici in mano, urlanti e bestemmianti creativi.
Occupano i sedili accanto a me, con i piedi sui sedili antistanti, mentre altri passeggeri seduti accanto iniziano, per difesa personale e per non assistere a tale spettacolo, a cambiare posto e ad allontanarsi. Io, invece, resto, con le cuffie alle orecchie ascoltando Robert Schumann e continuando a leggere il testo che sto studiando.
Certo, non senza timore, proprio perché di fronte a me avevo individui che manifestavano nei fatti il gusto per quel vandalismo mentale che sta oramai caratterizzando molta gioventù.
Anche loro erano e si presentavano come bulli: verso il mondo intero, un servizio pubblico come il trasporto ferroviario, e senza la minima attenzione per la proprietà di tutti.
Non ho visto, durante l’intero viaggio durato circa due ore e mezza, alcun controllore. Forse, anche lui non ama incontrare tipi di questo genere e discutere con tutti gli sprovvisti di biglietto, europei e no, né mascherina… e forse ha paura di trovarsi colpito da qualche oggetto.
Insomma, sabato ho compreso (nella eventualità avessi ancora bisogno di qualche conferma ulteriore…) che le cose in questo Paese e mondo non stanno procedendo molto bene, specialmente a livello educativo, genitoriali ed anche scolastico.
Avremo tempi difficili in futuro?
Temo proprio di sì, al di là dei venti di guerra… e, in fondo, siamo già in guerra, in tempo di pace.