Cialtroni con pubblico
È tutta questione di… semplicità universale.
Sono anni che, in questo nostro contraddittorio mondo occidentale, pullulano individui che si dichiarano in grado di migliorare, nel breve periodo, attraverso un corso, un seminario o quant’altro di simile, le condizioni esistenziali e mentali di coloro che credono in tale miracolo.
Ognuno di questi individui, tendenzialmente maschi (e, forse, dovremmo chiederci anche il perché…) promette di “risolvere” quasi tutte le problematiche individuali che pongono il raggiungimento del successo professionale ed esistenziale, al di fuori della propria esperienza di vita.
E sono molte le persone, anche femmine umane (altra cosa che, forse, dovremmo considerare con attenzione…), che partecipano a queste kermesse educative in cui la suggestione e i sentimenti di comunità partecipata favoriscono la modificazione del proprio stato di coscienza.
Insomma, dal mio punto di vista si tratta di chiamare le cose con il loro nome, e i termini sono due: da una parte, troviamo i cialtroni che, da buoni incompetenti ignoranti, propongono corsi e raduni di questo genere; dall’altra, troviamo i “disperati” che si riducono a frequentare questi eventi, al posto di un libro, oppure un sano studio.
Senza studio non si va da nessuna parte, se non dove ci vogliono portare gli altri, e gli altri, in genere, esercitano la loro influenza attraverso la rappresentazione iconografica del successo e del potere.
Quindi, in generale, se dovessi consigliare come comportarsi di fronte a queste situazioni direi che se qualcuno promette risoluzioni esistenziali, come fossero loro stessi dei “manuali antropologici”, significa che siamo di fronte ad una mistificazione, un vero e proprio inganno.
E l’inganno è spesso l’anima del commercio contemporaneo, grazie al quale tutto ciò che non serve davvero al nostro miglioramento viene proposto ai più, come unica ed ultima spiaggia per risorgere in una vita che conduciamo da zombie.
Leggiamo invece Socrate, attraverso Platone, per approdare ad Aristotele e riuscire magari a visitare anche Agostino e Tommaso d’Aquino. Basterebbero questi cinque individui, ben studiati e meditati, a fornirci quelle chiavi di lettura di noi stessi e del mondo che ci permetterebbero di capire chi siamo e dove stiamo andando. E non ho citato tutti gli autori della Filosofia occidentale, per non essere pedissequo.
Ecco, questi sono sostanzialmente i miei auguri per questo nuovo anno.
Semplici ed essenziali, secondo me.