Pensare?
È tutta questione di… conoscenza.
Tutti gli uomini ritengono che il pensare sia un’attività spontanea, equivalente al camminare o al respirare. In effetti, da quando il cervello si costituisce nel mondo vitale e come unità operativa di alcuni organismi viventi, si può sostenere esista il pensiero. Tuttavia, l’estrema individualità che caratterizza lo stile del pensiero di ognuno, e le differenze esistenti tra i vari individui, suggeriscono l’idea che la capacità di pensare sia suscettibile di modificazioni.
Tutti gli uomini (o quasi tutti…) hanno per anni frequentato i banchi di scuola, apprendendo nozioni, memorizzando fatti e date. Poco tempo si è riservato invece all’apprendere un metodo per apprendere. Sembra che nella scuola viga la certezza che il pensare sia come un sottoprodotto che dovrebbe scaturire spontaneamente, dall’attenzione posta a materie specifiche.
Le questioni riguardanti l’apprendimento in generale e l’acquisizione di un metodo appaiono affascinanti e, al tempo stesso, assai complesse. Con questo articolo voglio ragionare proprio sulla formazione delle idee (miele del nostro cervello) e perché esse siano tanto importanti per gli esseri umani.
Il termine ragione è fondamentale per la filosofia ed assume in essa una molteplicità di significati. Due di essi sono fondamentali, dal nostro punto di vista: a), la ragione intesa in senso metafisico, come principio e fondamento della realtà; b), la ragione, come facoltà del pensiero umano e guida per una condotta etica.
Nella filosofia dell’antica Grecia ricorrono entrambi questi significati: il logos designa sia la legge essenziale della realtà sia la capacità dell’uomo di ragionare e di dialogare (da dia-logos, due ragioni oppure due verbi a confronto). In questa seconda accezione la ragione è intesa anche come dianoia, ossia come facoltà discorsiva, contrapponendosi ad intelletto (in greco nous), ossia alla capacità di cogliere intuitivamente le verità prime (da cui muove ogni ragionamento).
Il termine logos fa la sua apparizione nella filosofia di Eraclito, sviluppandosi poi nella filosofia degli stoici. Per questi il logos è la legge che governa tutte le cose. Esso è l’ordine razionale della natura e del cosmo, seguendo il quale l’uomo conduce una vita giusta e felice. Questa concezione, la cui evoluzione coincide con le diverse riprese del termine logos nella filosofia greca e nel pensiero cristiano dei padri della Chiesa, ritorna anche nella filosofia moderna, benché in un contesto problematico molto diverso: la filosofia sistematica di G.F. Hegel.
Per lui la ragione (denominata anche Idea e Spirito) è la legge immanente della realtà, nel suo sviluppo naturale e storico. Hegel identifica il pensiero (ragione) con l’Essere (realtà). Al tempo stesso, egli situa la ragione (intesa anche come conoscenza dell’Assoluto), al di sopra dell’intelletto, perché questo consiste nella facoltà di astrazione e nella conoscenza del particolare.
Dunque, per Hegel la ragione, intesa sia come fondamento della realtà sia come conoscenza della totalità del reale, procede dialetticamente, attraverso antitesi e contraddizioni, e perviene a collegare nella sintesi i diversi momenti della realtà, che l’intelletto invece coglie separatamente.
Per il Nostro, mentre l’intelletto considera astrattamente i concetti nelle loro reciproche esclusioni, la ragione è consapevolezza del processo grazie al quale le astratte opposizioni sono poste e superate dalla dialettica dell’Idea. La ragione pertanto non è solo forma che suggelli un contenuto dato, ma è forma che fornisce a se stessa un contenuto, grazie appunto alla dialettica del principio costitutivo del tutto, l’Idea.
Bene, penso che dovremmo riflettere, in base a quello che vi ho proposto in questo articolo, sulla nostra contemporaneità, quotidianità e chiederci cosa realmente dicono o scrivono alcune persone presenti nei media.