È tutta questione di… umanità.

La nostra mente è culturale e non può essere diversamente.

Quando si parla di mente culturale si intende affermare che la logica della organizzazione della mente è basata sulla struttura della cultura. In altri termini, la mente (che come suo parente più tangibile possiede il cervello, per dirla con Gary Marcus) organizza i suoi contenuti in base alle categorie culturali.

Anni di studi e di ricerche sistematiche consentono di asserire che l’Antropologia culturale è in grado di riconoscere e quindi utilizzare, in un modello cognitivistico, almeno 14 coordinate mentali (categorie della mente culturale), mediamente presenti nelle culture occidentali. Utilizzando questo apparato è possibile proporre un modello della organizzazione logica o struttura del patrimonio cognitivo e cioè mentale degli individui, come ha sostenuto Gavino Musio nei suoi scritti.

Il termine categoria viene impiegato per indicare i significati ultimi e al più alto livello di astrazione, attribuibile a qualsiasi fenomeno od evento. Le categorie sono quindi regolative della logica della conoscenza. In questo senso esse provengono dalla osservazione dell’universo fisico e umano. Poiché sono categorie del mondo umano, esse sono categorie del modo di essere dell’uomo nel mondo. Questo modo di essere, in tutte le comunità dell’Uomo, si definisce cultura. Gli atteggiamenti, (intendendo per atteggiamento un modo stabilizzato e quindi interiorizzato di rispondere ad un evento-stimolo), risultano rivolti a 14 elementi, o categorie del reale.

Ecco perché la cultura è un sistema di atteggiamenti normativi, nel senso che un atteggiamento, in quanto stabilizzato, regola comportamenti stabilizzati. Gli atteggiamenti, come sistemi normativi, costituiscono nel loro insieme ciò che i giuristi definiscono consuetudine. La consuetudine è una delle fonti primarie del Diritto, specie in alcuni ordinamenti giuridici, come quello romano o in quello inglese. Tuttavia non tutte le norme culturali possono tradursi in diritto codificato o positivo, bensì solo quelle riferibili ad atteggiamenti sociali. Nessuna legge può codificare l’invisibile rapporto uomo-territorio, ma può codificare invece il visibile modo di relazione interpersonale.

Sulla base di queste considerazioni, penso che potremmo ben interpretare il periodo storico mondiale che stiamo vivendo.

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