È tutta questione di… lealtà.

Il racconto dell’evoluzione è il racconto di tracce delle quali non siamo consapevoli, ma che emergono addirittura in forma di emozioni e di sentimenti.

Per quanto riguarda il fine ultimo della nostra esistenza, noi siamo programmati in maniera tale da operare per lasciare in eredità a quanti più individui possibile le nostre caratteristiche, il colore dei capelli, la forma degli occhi, l’ovale del viso.

La selezione naturale, in altri termini, ha fatto sì che i nostri comportamenti e l’assetto stesso della nostra mente siano finalizzati ad assicurare il nostro successo riproduttivo, non soltanto la nostra sopravvivenza e riproduzione. Proteggere i piccoli che portano le sue caratteristiche genetiche assicura a una madre questa possibilità. Da adulti essi si riprodurranno e diffonderanno a loro volta, nella loro progenie, il loro patrimonio genetico.

Attraverso il loro successo riproduttivo la madre si assicura il proprio.

E poiché siamo una specie che ha la possibilità di pensare per astrazioni e per simboli, tutti noi cerchiamo di lasciare, in eredità, anche il nostro modo di amare, il nostro modo di pensare, i nostri valori, le nostre credenze.

È su queste spinte a base innata che poggia l’amore materno; è su queste tendenze che si fonda l’amore filiale, su predisposizioni a perseguire i propri interessi biologici che sono anche culturali, predisposizioni che nulla tolgono all’autenticità del sentimento, come ci ricorda G. Attili, nel suo Attaccamento e amore, del 2004, per Il Mulino Editore di Bologna.

In effetti, molti studi ormai sembrano provare che la qualità scadente dell’attaccamento genitore-bambino sia collegata a relazioni difficili con i coetanei e allo sviluppo di un comportamento disadattato nella prima (zero-cinque anni) e nella seconda infanzia (cinque-sette anni), nonché a problemi di tipo psico-patologico in età più tarda, e che la natura della relazione madre-bambino, al di là dell’attaccamento, sia collegata alla competenza sociale e al successo nel gruppo dei pari.

Le relazioni che i genitori instaurano con i loro bambini, d’altra parte, sono influenzate dalle esperienze che gli adulti hanno avuto nella loro famiglia di origine.

Dai risultati di alcuni studi longitudinali si evince, per esempio, che le ragazze con più alto rischio di divenire madri incompetenti, ovvero insensibili ai segnali del figlio, eccessivamente intrusive e imprevedibili nelle loro risposte comportamentali, sono quelle che sono state allevate in istituzioni e non in famiglia, e quelle che, anche se allevate in famiglia, hanno avuto a loro volta un maternage di tipo negativo.

Dovremmo riflettere tutti, con maggiore attenzione, dunque, sul tipo di rapporto che stabiliamo con le nuove generazioni, e sui racconti che facciamo loro, rispetto ai comportamenti che invece realmente adottiamo.

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