È tutta questione di… consapevolezza.

Bene… abbiamo in carica un nuovo governo e mi sembrano d’obbligo alcune considerazioni del tutto antropologico-mentali, e poco partitiche.

D’altronde, sono un antropologo della mente, e diventa per me difficile pensare come se non lo fossi.

Gli italiani hanno espresso la loro preferenza, secondo una percentuale chiara e precisa. E la conseguenza è ciò che è accaduto in questi giorni: velocità e (almeno per me…) chiarezza circa possibili rotte che lo stesso governo dovrebbe intraprendere e soprattutto seguire. Dopo molti anni in cui non si votava, oppure si votava e la chiarezza dalle urne non emergeva, ora, finalmente, la volontà popolare si è espressa e dunque resta apprezzabile il fatto che il governo venga formato velocemente. Certo, sarà il tempo e l’iter parlamentare dei prossimi mesi ed anni a stabilire se le cose miglioreranno in questo Paese. Io resto, come sempre, moderatamente ottimista.

Una ulteriore considerazione: una donna quarantenne riesce, proprio per il volere delle urne, a proporsi-imporsi come referente istituzionale privilegiato agli occhi del Presidente della Repubblica, evidenziando una ulteriore solitudine (non certo quella dei numeri primi…): quella femminile. E il tutto emerge anche dalla proporzione del numero delle donne presenti fra i ministri, analogamente alla proporzione delle donne presenti nel parlamento italiano.

Si tratta di una rivoluzione? Certo, almeno in nuce.

La vera rivoluzione, in questo sacrosanto Paese, sarà verificare se davvero qualche cosa cambierà e in modo tangibile, verificabile e sarà realizzato nella vita quotidiana delle persone. Persone che, oramai da anni, cercano di essere governate con determinazione e chiarezza, seppure nella dialettica del confronto.

Non basta essere donne per rappresentare gli interessi di una nazione come la nostra, perché penso sia determinante essere talmente volitivi, costanti e tenaci da saper prendere decisioni che siano, in alcuni casi, “anche contro-corrente” rispetto ad un mondo e ad un’Europa che poco sa di solidarietà e fratellanza fra i popoli.

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