È tutta questione di… stile di vita.

Trovo molto interessante questa intervista, nelle domande e nelle risposte.

Come sapete, fin dall’inizio di questa tragicommedia della pandemia mondiale, ho cercato di evidenziare come l’aumento della consapevolezza individuale sarebbe stato una possibile conseguenza cognitiva. Un migliore livello di consapevolezza che avrebbe favorito il ragionamento esistenziale antropologico legato alla pluralità della condizione umana. In sostanza, ho sostenuto che, dal punto di vista biologico ed evolutivo, avremmo probabilmente sviluppato un sentimento universale di solidarietà umana, anche nei confronti dell’ambiente.

In realtà, invece, sembra di assistere a qualcosa che procede in direzione opposta, verso atteggiamenti e comportamenti che confermano con maggiore evidenza l’egoismo individuale. Mi riferisco tanto alle persone quanto agli Stati del mondo.

Bene, nonostante ciò, continuo a sostenere la mia ipotesi, perché la colloco nel lungo periodo e all’interno di un’evoluzione che ha bisogno di molto tempo per poter sedimentare i propri cambiamenti, trasformandoli in azioni e comportamenti consolidati. Dunque, anche se a breve termine, sembra di essere in una situazione relativamente negativa, continuo a nutrire il mio sentimento di positività, che difficilmente muore in me.

In fondo, anche il cardinale Ruini, pur partendo da presupposti diversi, evidenzia come il primo frutto di un buon livello di consapevolezza umana si manifesta in ciò che viene definito discernimento, ossia la capacità di scegliere tra il bene e il male.

La dimensione cognitiva del discernimento è “situata” nella coscienza, ed una delle abilità cognitive fondamentali di quest’ultima è l’attenzione. Grazie a questa abilità, la nostra mente è nelle condizioni di esercitare un forte interesse verso ciò che seleziona come degno di nota, considerazione e riflessione. Quando questo avviene, può iniziare quel processo definito di concentrazione e meditazione su ciò che è, appunto, considerato degno di attenzione.

Affinché tutto ciò avvenga, la mente umana abbisogna di tempo e reiterazione.

Nel nostro caso, quindi, per poter apprendere un nuovo comportamento, condivisibile a livello mondiale, conseguente alla pandemia, è necessario imparare a porre attenzione a ciò che prima non consideravamo importante, per produrre comportamenti esistenziali (quindi, concreti e reali) che esprimano, in una durata relativamente lunga, quel livello di coscienza mutato,  che dovrebbe essersi verificato al suo stadio iniziale (quello che oggi tutti stiamo vivendo).

In sostanza, è proprio in questo periodo, in cui molte nazioni stanno ritornando a vivere fuori dal lockdown generalizzato, che si verificheranno i cambiamenti più importanti per la nostra umanità. Avremmo bisogno di individuare i comportamenti esemplari che possano manifestare una possibile via da seguire, utili al miglioramento delle condizioni di vita dell’intero pianeta. Condizioni di vita che coinvolgono necessariamente, senza nessuna possibile esclusione, la questione ecologica e quella umana, perché entrambe facce della stessa medaglia.

Se lo capiamo, riusciremo a produrre un futuro condivisibile per tutti, pur con i nostri limiti umani, e che comunque indicherà una strada realizzabile (differenziata, ma comune), altrimenti saremo costretti alla discesa, quella che sembra, in questo momento, di aver intrapreso.

Ma, non lasciamoci mai ingannare dalle apparenze

Buon Ferragosto a tutti.

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