È tutta questione di… scienza utile.

Le distinzioni che spesso leggiamo, o di cui sentiamo parlare, tra pensiero e sentimenti, processi emotivi e processi cognitivi, sono assolutamente artificiali e arbitrarie. Esse ostacolano la comprensione reale del funzionamento della nostra mente.

Tutti i processi mentali sono il risultato di un’elaborazione di informazioni connotate emozionalmente, anche quelle che pensiamo essere oggettivamente asettiche, come la percezione di un oggetto dalla forma banale e scontata.

L’emozione è l’energia che dirige, amplifica ed organizza ogni attività mentale, e trasforma tale attività in esperienza di vita, vissuta soggettivamente, con precise caratteristiche. Emerge chiaramente, dunque, che le emozioni sono coinvolte nell’attività della mente e modulano il nostro rapporto con l’ambiente e, al tempo stesso, ne sono modulate.

Tali considerazioni ci introducono facilmente ad una valutazione diversa delle emozioni, rispetto all’idea che debbano, in qualche modo, essere controllate dalla razionalità. La diatriba, di origine filosofica, presente tanto in Occidente come in Oriente, tra la razionalità e l’emozionalità, secondo la quale le due componenti, oltre che essere separate, sarebbero anche in antitesi, è terminata definitivamente.

Le ricerche neuroscientifiche hanno ampiamente dimostrato che l’emozione è un processo mentale con il quale si organizzano componenti neurobiologiche, esperienziali ed espressive (Izard C.E., Kobak R.R., 1991, Emotion system functioning and emotion regulation, in Garber J., Dodge K.A., (a cura di) The Development of Emotion Regulation and Dysregulation, Cambridge University Press, Cambridge). Le emozioni, poiché rivelano l’esistenza di un legame fra la mente e ciò che accade nell’ambiente, ma anche ciò che accade dentro se stessi, indipendentemente dall’ambiente, hanno una dimensione universale, nel senso che sono presenti in tutte le culture. L’interesse che esse suscitano è dunque generale, perché è importante sapere quali sono le loro funzioni e quali possono essere i tratti che le accomunano a tutti gli esseri umani, rispetto ad altri che possono variare da individuo a individuo.

La nostra capacità come specie di adattarci all’ambiente esterno, modificando anche elementi interni, tanto mentali quanti fisico-organici, è affidata sostanzialmente all’azione sinergica del sistema limbico con la neocortex. In effetti, il sistema limbico attribuisce significati e valori agli stimoli in entrata, tanto distali quanto prossimali, e media l’elaborazione delle informazioni.

Ecco perché il pensiero umano è essenziale emozionale: l’azione generale della nostra mente è mediata dalle emozioni e la corteccia riesce a modificare, a sua volta, le ulteriori risposte emotive del sistema limbico di fronte alle diverse situazioni ambientali.

Visto che le cose stanno così, ossia come le hanno comprese le ricerche neuroscientifiche, dovremmo forse valutare gli esseri umani come molto più simili, rispetto alla contemporanea pretesa di originalità singolare e culturale?

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