Gli altri
È tutta questione di… mistero.
Da dove nasce la noia, e che cos’è soprattutto?
Nasce dall’idea che la strada vecchia sia sempre meglio della nuova. Anche quando non si è più nelle condizioni, come oggi, di riconoscere quale strada stiamo calpestando. Ed è una fissazione della nostra mente, che si fonda sulla propria megalomania, secondo la quale desideriamo esprimere la nostra onnipotenza verso ciò che è stato.
Cerchiamo, quando siamo noiosi, di affermare a noi stessi che tutto ciò che è stato è sempre meglio rispetto a quello che si è. Con la noia si diventa vecchi, nel senso peggiore del termine. La noia è la morte del nostro cervello, e dunque della nostra mente.
Nella noia abitano certezze e convinzioni, grazie alle quali non si può dubitare delle proprie tradizioni, mentre si deridono le altre. Quante sono le convinzioni che ogni individuo considera assolutamente importanti e dalle quali ritiene non si possa derogare?
Molte. Assai più numerose di quelle che apparentemente la società mediatica ci vuole fare credere come cambiate.
La nostra umana esistenza, che lo si voglia o meno, è una rivisitazione del concetto di viaggio, sia come cambiamento delle proprie condizioni economico-finanziarie, che dell’intera propria esistenza.
Qualsiasi viaggio è importante, giustamente. Ma ancora più importante è il viandante.
La letteratura occidentale, tanto antica che moderna, ha dedicato straordinarie pagine all’idea di viaggio, a quella di itinerario, e ovviamente agli esseri umani che li compiono.
Non mi soffermo sugli aspetti letterari legati al viaggio. Può essere più interessante soffermarci sugli ambienti, ossia sugli scenari, in cui un qualsiasi viaggio si verifica e si snoda. Sulla base di un processo mentale relativamente
semplice e familiare, tutti cerchiamo di comprendere le azioni altrui, collocandole in una simbolica stringa temporale di causa ed effetto. E questo è un atteggiamento mentale universale di qualsiasi essere umano, in qualsiasi geografia si trovi a esistere.
Quando non si riesce a individuare questa relazione causa-effetto, si afferma di essere in un ambiente ostile, non prevedibile, perché avvengono cose, ossia effetti, non conseguenti alle cause. Ci troviamo disorientati.
Come possiamo modificare questo tratto evolutivo di disorientamento?
Lo possiamo fare, secondo me, quando lo zaino delle informazioni che portiamo con noi, durante il nostro viaggio esistenziale, lo passiamo al nostro vicino; quando comprendiamo che la nostra vita è una vera e propria staffetta, e il testimone che trasferiamo è la nostra identità, ossia quello che crediamo di essere.
Ma è importante ricordare che noi siamo ciò che diventeremo, e non diventeremo nulla da soli, perché gli altri abitano in noi.