È tutta questione di… ipotesi.

L’elaborazione scientifica della realtà è un modo attraverso cui l’umanità si prende cura di se stessa, cercando di amministrare una infinita quantità di informazioni esterne ed interne. Ogni elaborazione scientifica deve necessariamente essere parziale, sebbene la mente umana sia invece totale, perché solo in questo modo la mente può controllare ciò che costruisce o elabora.

Si creano, durante il processo appena descritto, costanti e continui perimetri mentali.

Più la nostra mente circonda, perimetra, nel tempo e nello spazio, i dati sensibili, tanto più si crede di cum-prenderli, conoscerli e ri-conoscerli, sino a farli propri.

In effetti, la domanda cruciale è: “Cosa rende quel cervello una mente umana”?

Per rispondere a questo interrogativo Daniel Siegel propone un modello che definisce “neurobiologia dell’esperienza interpersonale” (Siegel D.J., 1999, The Developing Mind, Guilford Press Inc., trad. it. 2001, La Mente Relazionale. Neurobiologia dell’Esperienza Interpersonale, Raffaello Cortina Editore, Milano). La mente, essendo una funzione del cervello, a differenza di questo, non può essere visualizzata. Essa, però, possiede una sua organizzazione e processi che si possono comunque descrivere e studiare. La memoria, le emozioni, l’attenzione, la regolazione del comportamento e le conoscenze sociali sono processi mentali che possono essere compresi esaminando la natura dell’attività cerebrale loro sottesa.

Il modello che il Nostro propone è il seguente:
– La mente umana emerge da processi energetici e di elaborazione dell’informazione messi in atto a livello cerebrale;
– La mente si forma in seguito all’interazione tra processi neurofisiologici ed esperienze interpersonali;
– Lo sviluppo delle funzioni e delle strutture cerebrali dipende dal modo in cui prendono corpo le relazioni interpersonali.

In questa ottica diventa dunque importante il mondo dell’esperienza, che nella nostra specie è essenzialmente sociale, perché essa influenza e orienta i programmi di maturazione che sono geneticamente determinati nel sistema nervoso.

E il cervello cerca di unificare in un quadro coerente le informazioni elaborate dai differenti circuiti, integrando le rappresentazioni delle nostre esperienze. È proprio qui che sono rilevanti le relazioni interpersonali, perché la loro presenza facilita questa integrazione.

Ebbene, io ritengo che l’interpretazione neuroscientifica di Daniel Siegel ci fornisce una chiave di lettura inequivocabile del perché il mondo umano sia, per ora, relativamente deludente.

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