Una povertà globale
È tutta questione di… povertà mentale.
L’articolo di partenza che vi propongo oggi è decisamente interessante ed assai esemplificativo.
La guerra che stiamo combattendo tutti, e di cui non tutti però sembrano essere coscienti, è questa.
Noi sappiamo che le neuroscienze costituiscono, in questo periodo storico, un punto di riferimento ineludibile per comprendere e interpretare, con un maggior livello di coscienza personale e collettiva, una serie di comportamenti umani che sono sotto gli occhi di tutti, e che troppo spesso sono accolti con sorpresa.
In realtà, non dovremmo sorprenderci degli stravolgimenti comportamentali e mentali che stanno caratterizzando l’attuale mondo globalizzato, perché sono, in realtà, il frutto di una strategia che continua ad essere, come da sempre, legata al soddisfacimento di bisogni economici e finanziari, specialmente di coloro che hanno deciso di continuare a lucrare sull’ignoranza altrui.
Produrre giudizi superficiali significa credere di poter interpretare le cose che avvengono nel mondo, sia a livello singolare che a livello plurale, secondo una prospettiva talmente semplicistica da produrre nella stessa persona la convinzione di aver detto e pensato il giusto. In altre parole, ogni persona che crede di interpretare nella maniera giusta il comportamento dei propri simili e del mondo intero, attraverso un giudizio che esuli da ulteriori conoscenze più approfondite, è anche convinta di dire la verità.
È il livello della sua stessa semplicità di giudizio a farle credere di essere nel giusto.
Non sto facendo, ovviamente, l’apologia della complessità in quanto tale, mentre sto cercando di affermare l’importanza di possedere quegli strumenti cognitivi in grado di favorire una riflessione ponderata, cauta e prudente, che non favorisca la produzione di conclusioni affrettate e appunto fuorvianti.
Eppure, viviamo in un mondo in cui i leader politici (di tutte le nazioni, e ne salvo davvero pochi…), emettono giudizi veloci, slogan cognitivi, soluzioni definitive, sconcertanti per la loro banalità, deficienza e approssimazione.
Ossia si comportano come se fossero dei bambini di tre anni che hanno a che fare con loro coetanei. E questi coetanei sarebbero i cittadini, saremmo noi!
Cittadini elettori… purtroppo.