È tutta questione di… intelligenza.

Nel contesto della cultura e dell’antropologia della mente, la conoscenza è l’insieme di informazioni, gradi di consapevolezza e comprensione che ci aiutano ad orientarci nel nostro mondo quotidiano.

In alcuni contesti teorico-scientifici, questo insieme viene definito come “capitale culturale“.

Quasi tutti noi diamo per scontato l’insieme di queste conoscenze che abbiamo ereditato, sotto forma di interiorizzazione, all’interno della cultura di cui siamo parte. In effetti, con l’aiuto di esse impariamo a parlare, leggere e scrivere nella nostra lingua, a vestire in modo adeguato a seconda del contesto, a comportarci correttamente in situazioni diverse, dalle più semplici alle più complesse.

Nell’attuale mondo globalizzato, molte persone vanno incontro a ciò che viene comunemente definito shock culturale, ossia l’esperienza di disorientamento dovuta ad una mancata conoscenza di una situazione sociale che risulta non familiare.

Possiamo verificare questo tipo di turbamento mentale quando viaggiamo al di fuori del nostro paese di origine. Ad esempio, se abbiamo l’occasione di compiere un viaggio in Kenya, è possibile provare un sentimento di angoscia generalizzata nell’utilizzazione di un matatus, ossia un minibus particolarmente sovraccarico di persone e talvolta di capre, che sfreccia a velocità folli, su strade che si trovano in un pessimo stato di manutenzione.

Altri esempi ancora: quando una persona nata in un piccolo borgo si trovi a visitare per la prima volta una grande città; oppure un ateo che trascorra un periodo relativamente prolungato di tempo in una famiglia profondamente religiosa. In entrambi i casi, le persone in questione si potrebbero sentire all’improvviso fuori luogo.

Per tutti questi motivi, è chiaro che la conoscenza culturale diventa essenziale per la sopravvivenza umana.

Eppure, anche all’interno della stessa cultura è possibile sperimentare situazioni di shock culturale, specialmente nel momento in cui si passa da un ambiente per entrare in un altro, siano questi di tipo professionale oppure tipici della propria evoluzione adolescenziale. Passare da un Istituto Superiore all’Università può provocare una sorta di spaesamento nei confronti del quale è necessario adottare una serie di strategie, per adattarsi il prima possibile alla nuova realtà di studi.

Ora, la sensazione che io ho è che, di fronte alle vicende politiche e internazionali di questo mondo, siano poche le persone che subiscono un fruttuoso shock culturale.

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